2015
L’ex Donadoni: “Io e Berlusconi ci siamo sentiti”
Prossimo avversario del Milan in campionato con il suo Bologna, l’ex Donadoni ha rilasciato un’ampia intervista al Corriere dello Sport, dove ha riaffrontato, tra i tanti argomenti, quello dell’agognata panchina rossonera:
La panchina del Milan: un sogno che potrebbe diventare realtà?
“Chiaramente anch’io ho l’ambizione, un giorno, di poter allenare una grande squadra. Non è detto che non possa essere anche il Bologna… Sicuramente mi fa sempre un effetto particolare entrare ancora oggi a San Siro e ricevere il tributo dei tifosi rossoneri. Mi viene la pelle d’oca… È una gratificazione che mi ripaga di tante amarezze”.
C’è chi dice che Donadoni non può allenare il Milan perché non sorride davanti alle telecamere…
“Se questo è un dubbio o un quesito dovrebbe rispondere chi pensa che questa sia una motivazione seria e concreta. Un certo atteggiamento fa parte del mio modo di essere. Sono io il primo a esser felice di sorridere quando c’è un motivo serio e ne vale la pena”.
Il Milan non è più il…Milan da almeno 2-3 anni a questa parte. Cosa sta succedendo?
“Onestamente un’idea precisa non riesco ad averla neppure io… Però ci sono degli interrogativi che tutti quanti si devono porre”.
Milan, si diceva, un sogno… Ma cosa è rimasto del rapporto fra Roberto Donadoni e il presidente che lo volle, dall’Atalanta, fra i primi acquisti della sua avventura milanista?
“Molto, tanto… Qualche mese fa ci siamo sentiti per telefono. È stata una bella chiacchierata, abbiamo ricordato i tempi d’oro del nostro Milan”.
Che messaggio ha trasmesso Berlusconi a uno dei suoi campioni preferiti che aveva l’obbligo con le sue giocate di “accendere la luce a San Siro”?
“Il presidente mi ricordava quando mi prendeva sottobraccio e parlavamo di quello che sarebbe diventato il Milan. Mi diceva sempre che la gente lo considerava un vero e proprio Re Mida, anche con il Milan, perché tutto quello che toccava diventava oro”.
Be’ la storia rossonera parla chiaro…
“Sì, ma ancora quando ci siamo sentiti mi ha ribadito che alla base di ogni successo c’è il lavoro, la dedizione, le 20 ore al giorno passate a creare, costruire e a trasmettere questi valori a chi lavora con noi”.
Cosa ha imparato, a distanza di 30 anni, Roberto Donadoni da questa nuova lezione, quasi un ripasso, di vita?
“Che ognuno di noi deve sfruttare le capacità che ha senza trascurare nulla. Io ci sto provando…”.