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La verità sulla difesa a 3, non si è cambiato per Bonucci
La difesa a 3 ha deluso le aspettative di Vincenzo Montella che nelle ultime tre partite ha incassato altrettante sconfitte
E se il 3-5-2 non fosse il modulo adatto per il Milan? La difesa a tre, concetto dichiarato inadatto alla filosofia rossonera sotto la gestione Berlusconi, sembra non star dando i frutti sperati a Vincenzo Montella che nel corso delle ultime tre gare ha riscosso altrettante sconfitte contro Sampdoria, Roma e Inter.
In molti si sono chiesti se la colpa del cambio di modulo fosse dovuta all’inserimento in rosa di Leonardo Bonucci, decisamente più utile in un terzetto arretrato, ma a rispondere a questo quesito c’ha pensato direttamente Vincenzo Montella che nel post-derby ha così dichiarato (leggi intervista integrale): «Aabbiamo cambiato modulo perché non avevamo alternative valide per Suso e Bonaventura nel tridente avanzato. Dopo la cessione di Niang si è palesata una rosa inadatta al 4-3-3». Tutto vero, ma se questo problema si palesasse anche nel 3-5-2? Tra gli indisponibili a lungo termine di Vincenzo Montella c’è infatti Andrea Conti forse il calciatore più adatto, insieme a Bonucci, a giocare con il modulo 3-5-2.
A confermare tale tesi è stato l’ex rossonero Luca Antonini che, Intervistato da SkySport24, ha così parlato della rivoluzione tattica operata da Vincenzo Montella con l’inserimento di una difesa a tre: «Una squadra che è stata cambiata veramente tanto quest’anno. Hanno comprato giocatori giovani ed importanti, dal grande futuro, ma ora va cambiato qualcosa. Senza Conti, il 3-5-2 non può esistere. Si sono viste delle difficoltà e quando Montella ha cambiato l’assetto tattico, spesso sono cambiate le partite. Suso, ad esempio, deve partire da esterno libero di rientrare e fare magie con il sinistro ma non dietro le punte. Lo scorso anno Montella aveva dato un aspetto provinciale al Milan, senza mancare di rispetto, perché sapeva i propri limiti ma se la giocava con tutti. Quest’anno ancora no, ma credo che Vincenzo sia già al lavoro»