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Milan, alternative al fondo Highbridge: mega-bond o hedge fund USA
Il giornalista del Sole 24 Ore Carlo Festa ha pubblicato aggiornamenti in merito al rifinanziamento del debito con il fondo Highbridge
Mancano ancora poche ore e l’esclusiva con il fondo Highbridge scadrà ed il Milan potrà guardare altrove per cercare di rifinanziare il debito con Elliott. Ecco gli aggiornamenti di Carlo Festa de il Sole 24 Ore:
«Il Milan difficilmente rifinanzierà con il fondo Highbridge il debito da 303 milioni di euro contratto con un altro fondo d’investimento statunitense, Elliott, in scadenza nell’ottobre 2018. L’agenzia Ansa ha confermato oggi quanto già si mormorava da settimane e che questa rubrica ha anticipato il 16 dicembre scorso nell’articolo “Strada in salita con Hidgbridge”, quando si riferiva di altri potenziali negoziati. Venerdì scadono infatti le otto settimane di trattativa esclusiva definita con l’advisor finanziario Bgb Weston, per chiudere l’operazione con Hps Investment Partners, ex divisione del fondo internazionale Highbridge, specializzata nel settore del debito. Quello che invece bisogna sottolineare è il gioco delle parti che si è venuto a creare. L’interpretazione che verrebbe data è quella che sarebbe stato il Milan a dire no all’offerta di Highbridge. La verità è invece che la proposta di Highbridge è la stessa (con qualche modifica) delle altre che sono state informalmente fatte da altri soggetti negli ultimi mesi: da Goldman Sachs a Merrill Lynch. Highbridge, a differenza degli altri, ha avuto un’esclusiva per meglio analizzare la situazione. Ma il risultato finale è stato lo stesso. Il fondo americano si sarebbe infatti dato disponibile a rifinanziare il debito del Milan ma non quello a monte (cioè quello che fa capo alla Rossoneri Sport, la cassaforte con la quale Yonghong Li controlla il Milan). Insomma, lo scoglio è stato lo stesso degli altri negoziati. Ma spieghiamo meglio la motivazione. Il rifinanziamento del debito del Milan (si tratta di due bond da 70 e 50 milioni circa quotati a Vienna e sottoscritti da Elliott con scadenza ottobre 2018) è semplice da rifinanziare. Come è avvenuto per altre squadre (ad esempio Inter e As Roma) basta mettere a pegno le attività del club (a cominciare dai diritti tv per continuare con il marchio, il merchandising, la vendita dei biglietti, etc) come garanzia del nuovo finanziamento. Anche il Milan, come altri club, può farlo in tempi abbastanza rapidi. Il vero nodo resta il rifinanziamento dei 180 milioni di Rossoneri Sport, scatola societaria che ha in pegno a sua volta le azioni del Milan. Ebbene, in questo caso non bastano infatti solo le azioni del Milan a fare da garanzia. Servono garanzie ulteriori personali sul patrimonio di Yonghong Li, sul quale non esistono riscontri precisi. C’è da aggiungere che rispetto all’aprile scorso (quando Elliott ha concesso oltre 300 milioni di finanziamento tra i 180 milioni di Rossoneri Sport e i 120 del club) le necessità di cassa sono aumentate. Sono infatti necessari 300 milioni per rimborsare il prestito di Elliott, un’altra cinquantina di milioni di interessi da pagare sempre a Elliott a scadenza, più almeno un’altra cinquantina di milioni necessari alla gestione del club nel corso nel 2018. Si parla dunque di un prestito da almeno 400 milioni di euro. Ora la situazione del rifinanziamento verrà analizzata anche nel corso del viaggio in Cina dell’ad rossonero Marco Fassone, che partirà la prossima settimana e incontrerà il presidente Li Yonghong e l’executive director David Han Li. Il club rossonero non ha ancora accettato la proposta di Highbridge, e con ogni probabilità non lo farà nei prossimi giorni, secondo quanto filtra. Verranno valutate anche altre soluzioni e l’obiettivo del club resta quello di rifinanziare con circa sei mesi d’anticipo il debito contratto con Elliott. Ora le strade che restano all’uomo d’affari cinese prima di finire in mano ad Elliott, restano essenzialmente due: secondo questa rubrica, se davvero salterà la trattativa con Highbridge, l’alternativa sarà quella di avviare un negoziato con un altro fondo americano speculativo oppure quello di provare ad emettere un mega-bond, come quello da 300 milioni che ha collocato l’Inter».