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Berlusconi bacchetta Yonghong Li: «Dovrebbe prendere esempio da me»
Silvio Berlusconi torna a parlare del Milan e della poco assidua presenza di Yonghong Li intorno alla squadra. L’ex Cavaliere tuttavia difende la nuova cordata e ammette: «Non ternerò»
Intervistato a Telelombardia, Silvio Berlusconi, ex presidente del Milan, ha così parlato della nuova proprietà cinese subentrata al Milan: «Dovrebbe avere un sostituto in Italia. Io facevo il presidente in modo diverso. A Pallotta raccontavo come facevo io il presidente. Ero vicino alla squadra e ai giocatori. Li chiamavo durante la settimana, quando uno si faceva male mi sentiva presente. Il sabato ero in mezzo ai giocatori e si parlava della squadra avversaria. Difficile trovare un sostituto. E’ difficile, io ho sempre parlato in piedi e non in poltrona». Le parole del patron rossonero s’incanalano nella stessa direzioni di quelle emesse da Marco Fassone, attuale ad rossonero, che lamentava in modo velato una poca presenza nelle questioni quotidiane del proprietario asiatico Yonghong Li. Un problema poi rientrato dopo la toccante lettera scritta da Mr. Li a tutti i membri della società Milan in cui sottolineava l’importanza di creare un ambiente familiare e, al contempo, si scusava per la poco assidua presenza dovuta principalmente ad altri impegni lavorativi.
RITORNO AL MILAN – «Purtroppo non c’è nessuna speranza per i miei figli, per i tifosi, per i miei amici, Confalonieri in primis, che io possa tornare ad interessarmi del Milan. La mia decisione sofferta è definitiva, perché ho ritenuto e ritengo che per dare al Milan il livello a cui il Milan ha diritto non bastano più i capitali di una sola famiglia. Questo socio cinese, questo signore con noi ha sempre mantenuto la parola, è sempre stato puntuale con i pagamenti ed è stato anche puntuale nel mettere in atto una campagna che era stata annunciata da 250 milioni di euro in acquisti. La campagna acquisti l’ha fatta, altro è discutere sui risultati concreti di questa campagna».