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Dall’aneddoto Van Basten all'(in)esperienza di Gattuso: Milan, parla Sacchi
Arrigo Sacchi, quando parla, è da ascoltare in silenzio. L’ex allenatore del Milan ha voluto esprimere la sua opinione in merito al lavoro di Gattuso, paragonandolo alla sua esperienza in rossonero
Il Milan di Arrigo Sacchi ha fatto la storia del calcio (non solo italiano) per infiniti motivi. Ora il club rossonero sembra lontano parente dai fasti e dagli anni d’oro ma, con Gattuso, ci sono stati piccoli segnali di ripresa, sebbene l’obiettivo Champions sia piuttosto impervio: «Gattuso è una grande persona! Gli auguro i maggiori successi, per il bene che voglio a lui e al Milan! – ha dichiarato Sacchi a gianlucadimarzio.com -. Come tecnico, purtroppo, ammetto la mia ignoranza, ho seguito poco la C e la B, quindi non lo conosco. Poca esperienza? Io d’esperienza non posso parlare. Arrivai dal Fusignano, in seconda categoria. Andai in prima categoria e dissero che non potevo allenare in prima. Poi dalla prima categoria feci il salto e andai in quarta serie, che allora erano professionisti! Nemmeno a parlarne! Dissero che non avrei assolutamente potuto allenare tra i professionisti. Andai in C e a Rimini, quando mi misero fra i candidati possibili, scrissero: “Per favore non facciamo certi nomi!”. Questa era l’accoglienza che avevo».
MONTELLA E L’ANEDDOTO SU VAN BASTEN – «Io credevo in un calcio che non era rivoluzionario: era solo un calcio non italiano. Quel che facevo al Milan, lo facevo a Parma e ovunque, solo che avevo degli interpreti non così affermati. Il problema è che in genere quando hai degli interpreti affermati vogliono giocare per loro conto e questo non è possibile. Montella? Io non ho mai visto Montella allenare, non posso dire. In principio mi sembrava che cercasse di dare un’identità alle proprie squadre e spero che lo faccia anche in futuro. Glielo auguro. Un giorno Van Basten mi disse: ‘Lavoriamo troppo, così non mi diverto!’. Gli dissi: ‘Intanto non ho mai saputo che facendo poco si abbia tanto! E inoltre noi ci dovremmo divertire per una proprietà transitiva. Noi siamo stati fortunati a tramutare una passione in un lavoro. Le persone vengono a vederci giocare e vogliono emozionarsi, devono avere in dono da noi quella passione e quel divertimento, quelle emozioni! Cioè saremo tanto più bravi quanto più riusciremo a far divertire quelle 60, 70, 80, 90.000 persone, che vengono tutte le domeniche a vederci. E ricordati che se a loro darai tutto con generosità e loro avranno delle emozioni, te ne saranno riconoscenti tutta la vita!’. E così è! Sono passati più di vent’anni dall’ultima volta che ho allenato il Milan, eppure ancora adesso mi fermano per strada, per fare foto, autografi, firme, e non solo i tifosi del Milan. Questo vuol dire che ho trasmesso loro delle emozioni. E io ho sempre dato il massimo di quello che potevo!».