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Editoriali

Serie A, giusto fermarsi: ci sono aspetti umani dai quali non si può prescindere

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Astori

Il mondo dello sport piange Davide Astori, la Serie A si ferma come gli altri campionati, decisione giusta in favore di un’umanità che ancora c’è, aldilà di ogni bieco cinismo

Molto spesso abbagliati da un calcio spettacolare, festante, ricco di soldi, di luci e colori ci dimentichiamo delle persone che quotidianamente operano per fornirci tale spettacolo. Persone dunque, non robot. Persone che aldilà di ogni più infido aspetto economico hanno un’anima ed una mente capaci di scindere gli affari dalla sacrosanta umanità verso il prossimo. A chi dice che ieri si doveva giocare ripetendo la frasetta imparata a memoria ovvero “The show must go on”, possiamo tranquillamente rispondere che in certi casi lo spettacolo si può anche fermare, perchè di spettacolo non si tratta più. Ci sono aspetti umani e psicologici da considerare se si riesce a comprendere che il calcio è uno sport di squadra dove ci sono relazioni, rivalità ma soprattutto grande rispetto per tutti, dal dirigente al giocatore più giovane. E proprio sul rapporto tra giocatori verte la decisione di sospendere tutto: i giocatori se pur impiegati in società diverse si conoscono quasi tutti, magari sono cresciuti insieme nelle giovanili, oppure hanno mangiato insieme o condiviso la stessa stanza anche solo per una stagione. Sicuramente nella giornata di ieri nel 90 per cento dei casi il morale era a terra, l’altro 10 per cento avrà ragionato in maniera più razionale. Nessuno aveva voglia di scendere in campo, nessuno avrebbe dato il massimo, in questi casi le forze vengono meno e non è facile reggere 90 minuti con questo peso sullo stomaco, magari con le lacrime più forti del sudore. Surreale. Prima di parlare bisognerebbe riflettere sul fatto che i giocatori sono ragazzi, pagati tanto ma pur sempre ragazzi, con le loro fragilità e con le paure che molto spesso sono obbligati a nascondere in favore dei riflettori.

Domani si torna in campo con le coppe europee, il calcio dunque non lascia molto tempo a riflessioni di questo tipo ma è anche giusto così perchè la vita va avanti e magari con un po’ più di umanità saremmo tutti più credibili nel dire che ci dispiace.

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