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Le parole di Bonucci: «Al Milan per rabbia»

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Leonardo Bonucci è tornato a parlare del suo recente passato in rossonero, ammettendo il suo trasferimento al Milan per rabbia

Il trasferimento di Leonardo Bonucci dal Milan alla Juventus, con Caldara e Higuain che hanno fatto il percorso inverso, è stato il caso più discusso dell’estate calcistica italiana, facendo infiammare la tifoseria rossonera per il suo addio e per l’arrivo dei due ex giocatori bianconeri, e arrabbiare la tifoseria bianconera per il suo ritorno in quella che lui ha definito la sua casa.

LA RABBIA – Il trasferimento di Leonardo Bonucci alla Juventus ha fatto arrabbiare i tifosi rossoneri e quelli della Juventus. La tifoseria ropssonera si è arrabbiata per il modo in cui sono stati calpestati i colori rossoneri, dopo essere stato protetto, amato e venerato da un intero popolo. La tifoseria di fede bianconera si è arrabbiata per il modo in cui li ha lasciati, soprattutto per aver esultato all’Allianz Stadium, e per il suo ritorno, cosa che non hanno gradito molto.

LE PAROLE – Durante tutto questo casino, Leonardo Bonucci non ha mai parlato. Le ultime sue parole sono state a campionato finito, quando l’ex giocatore rossonero è stato intervistato in Canada dai microfoni di Sky Sport. Oggi è tornato a parlare in conferenza stampa: «Devo recuperare il tempo trascorso fuori da qui: ho guadagnato qualcosa dal punto di vista umano ma ho perso in termini di vittorie. Risponderò sul campo con sacrificio, lavoro e fame. Quando sono partito, le mie emozioni sono state frutto della rabbia. Ho avuto la fortuna di poter tornare grazie al presidente Agnelli. Capisco i tifosi, li rispetto e li ho sempre rispettati. A fine partita sono sempre il primo ad andare a ringraziarli. La mia decisione dell’anno scorso è stata molto emotiva, perché sapevo che in quel momento non sarei stato me stesso. Sono partito alla ricerca di nuove emozioni. Poi però il cuore ha fatto il resto, ho rifiutato altre squadre in Europa. I fischi? L’importante è che la Juventus torni a vincere. Il resto si sistemerà da solo. Ora basta con il passato. Il mio entusiasmo e le mie motivazioni sono tutte concentrate sulla Juventus. Il famoso sgabello? Sfatiamo un tabù: avevo un posto in fila, ma vivo la partita in maniera troppo nervosa. Perciò di mia spontanea volontà mi sono alzato e poi ho preso uno sgabello, che è stata poi la mia rovina. Di sgabelli a casa ne ho tanti»

 

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