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Milan, parola a Gerry Scotti: «Mi piace la nuova dirigenza, ridatemi Ibrahimovic!»
In una lunga intervista il famoso conduttore televisivo Gerry Scotti racconta la sua passione per il calcio e per il Milan, da sempre squadra del cuore
Gerry Scotti, noto conduttore televisivo e personaggio pubblico da anni affermato, è ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Tra le tematiche principali spicca la dichiarata fede rossonera:
QUANTO CONTA IL MILAN NELLA SUA VITA? – «Non sono un malato di calcio né lo sono mai stato, ma il Milan resta una grossa, importante, parte della mia vita. L’essere milanista mi ricorda il mio papà, il quartiere di Corvetto in cui sono cresciuto a Milano e quello di viale Zara, sempre alla periferia operaia della città, le mie prime esperienze con lui allo stadio, l’emozione di prendere l’autobus o il tram con il cuscinetto rossonero sotto il braccio e poi andare a piedi, con un senso di confortante ritualità, fino a San Siro. In pratica il Milan mi fa ricordare anche, citando Renato Zero, i migliori anni della nostra vita, quando eravamo più giovani, più freschi, più illusi, più sognatori»
GIOIE E DOLORI – «È chiaro che se tutta la vita resti legato alla stessa squadra, vivrai momenti di gloria e altri di profonde delusioni: io ad esempio ho avuto il potere economico di farmi il primo abbonamento l’anno in cui il Milan era finito in Serie B. Per fortuna poi sono venuti gli anni in cui era quasi impossibile non essere rossoneri, gli anni a cui a detta di tutti eravamo la squadra più grande del mondo, un po’ come il Barcellona di quest’ultimo decennio. Per cui penso che a rafforzare il mio essere milanista siano state le enormi soddisfazioni di cui abbiamo goduto in quegli anni, con Sacchi e tutta quella serie di indimenticabili campioni»
SUL MILAN DI OGGI – «Superato il periodo per me dichiaratamente di transizione del Milan cinese, adesso stiamo ricominciando a fare sul serio. Mi piace la nuova dirigenza, mi piace lo spirito che ha, anche se purtroppo si è manifestata a campagna acquisti praticamente chiusa, mentre sulla squadra pendeva questa spada di Damocle dell’Europa sì o no. Insomma, non è nata nel momento migliore, ma adesso vedo solo dichiarazioni e scelte di persone serie. Come sapete però, soprattutto nello sport, la sfortuna ci vede molto bene e insieme a questa ritrovata vitalità societaria, c’è un’infermeria strapiena. A gennaio dovranno per forza intervenire»
SU IBRA – «La cessione per cui ho sofferto in assoluto di più è quella di Ibrahimovic, è il giocatore che più ho ammirato. Fatemelo rivedere a San Siro che io godo, pensa che piacere ammirarlo in campo, fosse pure per una sola stagione! Ovviamente il ritorno di Ibra da solo non basterebbe a cambiare le sorti del Milan. Ma se recuperiamo almeno la metà gli infortunati, a partire da Conti e Caldara, e a un paio di giocatori buoni aggiungiamo l’acquisto di un ciliegione come Ibrahimovic, siamo da zona Champions, al pari di Inter, Napoli e, se rimette la testa a posto, della Roma, che è l’italiana a cui sono più legato dopo la mia squadra del cuore».