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Baresi, la prima stella compie quarant’anni: «Dopo la B ho vinto tutto. Uscire dal buio si può»
Baresi ed il Milan, amore infinito, eterno come le vittorie ed i trofei raccontati dal capitano rossonero in occasione di un anniversario
Baresi, nessuna presentazione in merito alla leggenda rossonera che per anni ha contribuito a portare il Milan dove altri ancora sognano. Lunedì il Milan gioca a San Siro contro il Bologna, un match da vincere assolutamente, la motivazione è sempre la stessa, ovvero mantenere vive le speranze Champions. Perchè Baresi? Perchè la gara con il Bologna si presenta come l’occasione esatta per festeggiare la prima stella rossonera, 40 anni esatti dopo la vittoria del 1979, dove il Milan conquistò il decimo, proprio contro gli emiliani.
QUEL 6 MAGGIO 1979- E di quel 6 maggio 1979 ne parla appunto lo storico capitano Franco Baresi a Gazzetta dello Sport: «Stavolta sarebbe meglio non ripetere quello 0-0 perché io credo ancora nel quarto posto. Il mio primo ricordo? Rivera che parlava al microfono per convincere i tifosi a lasciare il settore del secondo anello, chiuso per lavori. Primo scudetto? Per la verità, mi sono reso conto nel tempo dell’importanza di quel successo, ma durante la festa pensavo ai miei genitori che non c’erano più e sarebbero stati felici di vedermi. E così è stato bravo mio fratello Beppe a stimolarmi sempre».
SU RIVERA – «All’inizio faticavo a dargli del tu, anche se lui mi ripeteva di chiamarlo Gianni. Mi ha aiutato molto, perché aveva personalità e semplicità al tempo stesso. A Milanello mi faceva sempre mangiare al tavolo con lui e Bigon, che nel ritiro estivo sembrava destinato a fare il libero. Io pensavo di andare in prestito in qualche squadra di B e invece Liedholm, che mi aveva fatto esordire l’anno prima, mi diede subito fiducia. Così giocai sempre io come libero».
SU LIEDHOLM – «Quello è stato il suo capolavoro. Eravamo una buona squadra, ma nessuno pensava che potessimo vincere lo scudetto, perché la Juventus e l’Inter erano favorite. E invece Liedholm, con il suo equilibrio e la sua ironia, diede una lezione a tutti. Ricordo che alla vigilia di un derby nascose anche a noi l’infortunio di Rivera. Mandò in campo a sorpresa due punte, affiancando Sartori a Chiodi e vincemmo 1-0 con un gol di Maldera».
SUL MILAN DI OGGI – «Chi prenderei per la squadra attuale? Facile: Rivera, perché era un campionissimo, un esempio in campo e fuori. Cosa direbbe Liedholm? Direbbe che ci vuole pazienza, perché lui era un tipo calmo, anche se ogni tanto si arrabbiava. Un personaggio come lui manca a tutto il calcio italiano, perché aveva carisma, eleganza e sapeva sempre vedere più lontano degli altri».
SUL FUTURO DEL MILAN – «Un passo per volta. Prima pensiamo a battere il Bologna, perché dobbiamo fare la corsa su noi stessi e se vinciamo le partite che rimangono il quarto posto è ancora possibile. Il Milan ha la fortuna di avere un grande pubblico che non ci ha mai abbandonato. Sono convinto che con questa nuova proprietà, i tifosi torneranno a rivedere un grande Milan. E lo dice uno che è stato due anni in B, ma poi ha vinto tutto. Perché dopo il buio torna sempre la luce. Basta avere pazienza, come direbbe Liedholm».