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Biglia: «Per la Champions faccio un pellegrinaggio, episodio con Kessie? Ci rimasi male per 3-4 settimane»
Lucas Biglia ha parlato della sua voglia matta di andare in Champions e ha raccontato anche qualche retroscena
Lucas Biglia, nonostante i lunghissimi periodi di assenza a causa degli infortuni, è sempre stato uno dei leader dello spogliatoio del Milan. La sua esperienza e il grande carisma sono stati di molto aiuto alla rosa rossonera, soprattutto in determinati momenti della stagione. Il centrocampista argentino, ai microfoni di Sportmediaset, ha espresso tutta la sua voglia di raggiungere la qualificazione in Champions. Queste le sue parole:
«Noi in Argentina facciamo un pellegrinaggio. Il mio è lungo 40 km, che è il tragitto per andare da casa mia fino ad una chiesa che si chiama ‘La Virgen de Lujan’. L’ho promesso, se arrivasse la Champions farò questo pellegrinaggio a piedi, dopo essere tornato dalle vacanze con la mia famiglia. Prove? Farò un video, nel caso, e sarò contentissimo di farlo».
Il numero 21 del Diavolo ha parlato anche ai microfoni di DAZN, concentrandosi sul vecchio episodio, che tanto ha fatto discutere, riguardante lui e Kessie. Questo il suo commento: «Sono stato male per 3-4 settimane, perché le figuracce così non mi piacciono. Soprattutto quando hai i figli e vuoi far imparare loro tante cose che i miei genitori avevano insegnato a me. Non me la sono presa con lui, ho voluto far vedere in questo momento la necessità di sostegno da parte di un compagno che stava entrando in campo, niente di più. Non ho nulla contro Franck, anzi, ho un grandissimo rapporto»
Sul numero 3 nell’esultanza contro il Chievo – «E’ un’esultanza che fa mio figlio quando gioca a calcio e mi aveva chiesto di farla e in quel momento mi è venuta. Lui la fa perchè indica la mamma, il papà e la sorella»
Sulla commozione suscitata dalla domanda precedente – «Mi emoziono, perchè quello che faccio imparare a loro è prima di tutto il valore della vita. Ho un figlio che ama il calcio come me. Lui, appena arriva la casa, chiede la palla come prima cosa per poter giocare al parco. Deve sapere, prima di tutto, che lo sport si deve fare con i valori. Per quello ci son rimasto così male nell’episodio con Franck, perché per me esistono dei valori prima del calcio, che sono quelli della vita. Noi facciamo 3-4 ore al giorno dedicate al calcio, poi ne abbiamo 20 dove ognuno ha il proprio. Io, per esempio, ho la mia famiglia. Gli altri hanno tante altre cose. Siamo persone normale e dobbiamo dimostrarlo alla gente. Dentro il campo dobbiamo dare l’esempio e anche dopo». Clicca qui per abbonarti gratis per un mese a DAZN.