Editoriali
Giampaolo: che confusione, sarà perché non cambiamo
Giampaolo e il Milan sono una storia che tutti ci auguriamo possa essere colma di trofei e gioie, ma ad oggi il presagio è simile al passato
Giampaolo è sulla panchina del Milan da ormai tre mesi e dopo le innumerevoli lodi che l’hanno accompagnato nel suo ingresso a Milanello, oggi invece si trova sommerso di critiche. Dove si basano effettivamente i giudizi altrui sul suo primo operato? Assenza di rivoluzione nel gioco, mancanza di un’anima di squadra e soprattutto l’inspiegabile inutilizzo dei nuovi giocatori.
«… sarà perché non cambiamo», in che senso?
Fondamentalmente l’analisi verte sul fatto che il Milan di Giampaolo sta progressivamente riprendendo da dove avevamo lasciato l’anno scorso, ovvero da un calcio senza idee, senz’anima e senza grossi miglioramenti. L’ex Samp ha avuto a disposizione tutto il ritiro per imprimere nei suoi giocatori la sua idea di gioco (4-3-1-2), per poi ritornare ai due esterni (leggermente più accentrati) con l’unica punta: modulo, il 4-3-3, che ormai è diventato indirettamente prassi obbligatori, senza ottimi risultati, per tutti gli allenatori che si sono seduti sulla panchina rossonera dal post-Allegri.
Con Giampaolo i nuovi acquisti non giocano: si va avanti con la vecchia guardia
Un altro elemento del non cambiamento è questo utilizzo fin troppo spasmodico dei giocatori che da anni sono presenti nella rosa del Milan e che come abbiamo ben visto non hanno portato a risultati concreti. La scusa di Giampaolo che i nuovi acquisti non siano ancora pronti è ormai superata e sdoganata, soprattutto visti i risultati e le prestazioni dei “vecchi” giocatori. Ma lui imperterrito prosegue con le sue idee senza magari osservare che in panchina c’è un diciannovenne portoghese che scalpita (Leão), un brasiliano arrivato a gennaio ingabbiato in movimenti che non sono i suoi (Paquetá) e che entrambi vedono in campo gente che ormai è stata definita “bocciata” da parecchio tempo.
Suso dipendenti, anche qui zero cambiamento
Come ormai capita da 3-4 anni a questa parte, il modulo che ogni singolo allenatore passato di qui ha dovuto attuare deve adattarsi a Suso e non il contrario. In cambio però lo spagnolo non ha mai dato garanzie sulla propria costanza ma anzi è sempre sprofondato nella seconda metà di ogni stagione in pericolosi buchi neri caratterizzati da prestazioni opache e fastidiose. Anche con Giampaolo il suo 4-3-1-2 è dovuto virare ad un 4-3-2-1 per via del fallimento di Suso da trequartista, invece di magari tentare di andare oltre ad un giocatore che per quanto forte possa essere, a 26 anni (quasi) non ha ancora raggiunto la maturità calcistica per calcare determinati palcoscenici.