Editoriali
Ecco perché il Milan non è ancora squadra (e di chi è la colpa)
Il Milan è un coacervo di paradossi derivanti da una costruzione sbagliata da parte della dirigenza e dalla gestione “talebana” di Giampaolo
Il Milan non è ancora squadra e a testimoniarlo, in maniera simbolica, è il gol divorato da Suso sullo 0-0: dopo uno slalom eccellente lo spagnolo, poco lucido, ha voluto a tutti i costi puntare la porta anziché servire ben tre compagni liberi, in posizione regolare e a porta sguarnita. Il derby di ieri sera sarebbe potuto essere diverso ma non lo è stato: il Milan, a parte i primi 20 minuti, ha sofferto la superiorità dell’Inter testimoniando l’esistenza di diversi paradossi tattici e morali derivanti da una gestione a dir poco confusionaria del materiale umano da parte di Marco Giampaolo.
Giampaolo “il talebano” confuso
Il tecnico rossonero, auto-definitosi talebano del 4-3-1-2, non sono non è ancora riuscito a plasmare la squadra a propria immagine (e ci può stare) ma l’ha addirittura depotenziata con una serie di “adattamenti” sconvenienti dal punto di vista tattico. Tralasciando le pessime prestazioni di Biglia e Ricardo Rodriguez, non unici colpevoli della “debacle”, Giampaolo ha avuto il demerito di continuare a puntare con diabolica abnegazione a una serie di interpreti fuori ruolo come Suso, inesistente nel ruolo di trequartista, e Paquetà, depauperato dal punto di vista tecnico come mezzala.
Piatek, misunderstanding vivente
Piatek, tenuto letteralmente “a cuccia” dal trittico difensivo dell’Inter continua ad essere un misunderstanding vivente visti i continui cambi di opinione che lo stesso Giampaolo ha espresso nei suoi confronti: dopo l’Udinese infatti il tecnico abruzzese aveva parlato di «Dover fare reparto da solo» per poi sbugiardarsi prima della gara di Verona chiedendo a Piatek di lavorare di più al raccordo dei reparti. Ieri l’ultima incoerenza: «Piatek predilige attaccare la profondità», c’è confusione. È innegabile.
Puntare sui nuovi non è un male
A completare il quadro il più grande paradosso: dei giocatori utilizzati da Giampaolo ieri sera nel corso del derby i migliori sono stati Rafael Leao e Theo Hernandez, calciatori forse meno preparati dal punto di vista tattico avendo lavorato relativamente poco con il nuovo tecnico ma dalle caratteristiche nettamente più consone rispetto ai vari Rodriguez e Piatek.
Milan inadeguato, di chi è la colpa
La croce per la sconfitta di ieri sera, tuttavia, non si può addossare solo ed esclusivamente alle scelte di Giampaolo: in campo ci vanno i giocatori e chi li ha scelti sono i dirigenti. Il Milan gioca il 4-3-1-2 ma non ha un trequartista naturale e solo due punte di ruolo; il Milan non gioca con gli esterni eppure la rosa ne è ingolfata. Una serie di problematiche già note ma a cui ancora non è stata trovata soluzione e forse per Maldini, Boban e Massara sarebbe il caso di farsi un esame di coscienza.