Editoriali
Il Milan e la moda degli esterni a piedi invertiti che con Rangnick finirà
Prima Suso, poi tutti gli altri: la tendenza dei cross effettuati in seconda battuta in una costante che si ripete da tempo
Nella variabile impazzita dettata dalle continue rivoluzioni di moduli, sistemi e interpreti, la vera costante del Milan degli ultimi anni è sicuramente calcolata negli innumerevoli esterni a piedi invertiti che hanno caratterizzato le (poche) trame di gioco dei rossoneri. Suso ne risulta certamente simbolo esemplare, con quel classico movimento ad accentrarsi sul piede sinistro partendo largo a destra, quasi a crearne un manifesto ben poco esaltante per i sostenitori del diavolo. Lo stesso discorso riguarda Castillejo, Calhanoglu (nell’era Gattuso), Rebic (in quella di Pioli), senza dimenticare l’ormai ex Borini. Discorso diverso invece per Bonaventura, bravo con entrambi i piedi ma schierato più come mezzala che in qualità di attaccante esterno.
A questo punto, dopo 5 lunghissimi anni di «palla a Suso largo a destra, rientro sul sinistro e vediamo cosa succede…» questa costante dovrà necessariamente essere ricalcolata con l’arrivo di Rangnick: non tanto per l’addio dello spagnolo verso Siviglia, quanto per un’ideologia offensiva che rallenta maledettamente il gioco consentendo alle difese avversarie di poter leggere con largo anticipo le intenzioni degli attaccanti.
I sistemi offensivi delle squadre del manager teutonico, infatti, come nel caso di Forsberg nel Lipsia, prevedono esterni in grado di crossare immediatamente col piede forte, senza dover necessariamente ricorrere a quel mantra del quale il diavolo può tranquillamente fare a meno.