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Cottarelli: «Tifosi Inter? Tantissimi in un raggio di 100 chilometri da Milano»
Cottarelli, su Repubblica una lunga intervista dove parla del futuro societario del club non senza citare i tifosi e l’appartenenza storica
Cottarelli, su Repubblica una lunga intervista dove parla del futuro societario del club non senza citare i tifosi e l’appartenenza storica. Le sue parole ed il sogno legato all’azionariato popolare.
IL SOGNO- «Il nostro sogno è portare il modello dell’azionariato diffuso, che tanto bene ha fatto al Bayern».
PARLATO CON ZANG- «Non in tempi recenti. Un paio di anni fa con Zhang non trovammo interesse. Ora le cose potrebbero essere cambiate. Siamo stati descritti come tifosi Vip, ma è ingiusto. Lo spirito è tutto tranne che vip».
PROGETTO- «Portare nel capitale dell’Inter molte decine di migliaia di soci appassionati, un azionariato diffuso e popolare, come appunto accade in Germania, dove una legge impedisce eccessive concentrazioni nelle proprietà dei club. In Bundesliga l’azionariato diffuso hacreato un forte legame identitario, i conti vanno meglio che altrove e c’è un ritorno commerciale: se ho un ruolo nel club, più volentieri andrò allo stadio ed
acquisterò magliette e merchandising».
CHI IL PRESIDENTE- «Un interista, che ami la squadra e conosca a memoria almeno una formazione storica. Se non quella della Grande Inter, quelle del Trap o di Mourinho. Al Bayern il presidente è Rummenigge, una bellissima figura scelta dai soci: per tre quarti piccoli azionisti, poi i tre grandi gruppi Adidas, Allianz e Audi».
FARE IL PRESIDENTE- «È fantascienza. Un’ipotesi che non ha senso avanzare».
MORATTI PRESIDENTE- «Sarebbe bellissimo. Come interista sono grato a Moratti, ed è bello che abbia definito romantico il nostro progetto. Ma quel che conta, più dei singoli, è la
struttura. Oltre a noi 16 soci pensiamo di poter coinvolgere un centinaio di interisti famosi, di cui non voglio fare i nomi, che potrebbero promuovere la raccolta delle adesioni a un pubblico vasto. Penso ci possa essere grande interesse. Il Bayern ha 160 mila soci».
TANTISSIMI TIFOSI- «No. L’Inter ha tantissimi tifosi, e la più alta concentrazione è in un raggio di 100 chilometri da Milano. Non è ancora il momento di indicare cifre, ma contiamo
di potere arrivare a quote interessanti».
PIENA DISPONIBILITÀ- «Siamo disponibili a fare la nostra parte in qualsiasi modo. Zhang ha fatto un gran lavoro, ha investito e ha riportato l’Inter a essere il grande club che tifavo da bambino».
INTERISTA DALLA NASCITA- «Dichiaratamente, da quando avevo 9 anni. Papà era juventino. Quando me lo chiedevano, dicevo di tifare Cremonese, la squadra della mia città. Poi ho sciolto gli indugi. Mio figlio è interista, mia figlia vive a Londra e tifa West Ham. Anche io ho vissuto per tanti anni all’estero, e mi mancava San Siro».
SUL NUOVO STADIO- «Sono un nostalgico ma mi rendo conto che avere uno stadio moderno, di proprietà del club, oggi è una necessità».
POSSIBILE GESTIONE DEL CLUB- «Punterei ad aumentare le entrate, solo poi penserei a ridurre la spesa. Lo ha dimostrato la Premier. La prima cosa, per un campionato e per un club, è vendersi bene. Poi, certo, se senti che Messi ha guadagnato 555 milioni dal
2017 a oggi, qualche domanda sulla sostenibilità del sistema te la fai».
ESEMPIO PER CLUB PIÙ PICCOLI- «È più complicato, magari in un secondo momento. Prima devono partire i grandi club. L’esempio deve darlo l’Inter. Sono sicuro che i tifosi, se ne avranno la possibilità, saranno pronti a fare la loro parte».