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Elezioni AIA, Nicchi: «Sento grande sostegno. Bisogna creare dei Var Pro»
Elezioni AIA, Marcello Nicchi ha parlato della votazione che si terrà domenica per la nomina del presidente dell’Associazione
Elezioni AIA, Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato delle elezioni che si terranno questa domenica. Il numero uno in carica, sfiderà Alfredo Trentalange.
RINOMINA – «La mia spinta viene dal fatto che i presidenti di sezione mi hanno chiesto di farlo, è significativo visto che sarà un mandato dedicato tutto alla formazione e alla crescita di nuovi dirigenti, ai dirigenti del domani. Non rappresento una novità? La risposta è nel mio programma, che raccoglie tutto quello che abbiamo fatto. Ci sono cose che sono state fatte dieci anni fa che hanno bisogno di “restauri”, nel frattempo è cambiato il mondo, è cambiato il calcio, è cambiata la tecnologia, serve continuità. Il libro dei sogni lo lascio a chi non capisce quante cose buone siano state fatte».
ERRORI – «Gli errori, se ci sono, andrebbero chiesti a chi osserva il nostro operato. A chi lavora tanto come abbiamo fatto noi in questi anni può capitare di fare qualche errore, l’importante è che sia rimediato e riconosciuto, per la verità però mi sembra che, guardando indietro, sia difficile trovare sbagli. Tutto quello che abbiamo fatto è frutto del lavoro di una squadra che ha cooperato, che ha condiviso e che si è mossa sempre sulla base di richieste ed esigenze che ci sono state avanzate dalle sezioni e a cui noi abbiamo risposto».
SOSTEGNO – «Intorno a me sento un grande sostegno, un grande appoggio, una grande condivisione, non sono per niente preoccupato. I voti non si pesano, si contano e i nostri numeri da questo punto di vista sono esponenziali».
ARBITRI ITALIANI – «Lo dicono i fatti, le finali a livello internazionale affidate agli arbitri italiani, come quella di Champions, e i riconoscimenti a Orsato o Collina, ultimamente nominato l’arbitro più forte di tutti i tempi, non si dimentichi che Collina e Rosetti sono ai vertici Fifa e Uefa. Il giudizio, poi in un momento come questo, non può essere che positivo: chi vede una partita in tv con gli stadi deserti sa che è tutto diverso e i nostri arbitri si sono dovuti adeguare a una realtà complessa e irreale. La riunificazione delle Can sta già dando segnali con nomi nuovi che Rizzoli ha valorizzato con le designazioni. Sì, c’è stato un momento che abbiamo perso validissimi elementi sul piano internazionale e il ricambio non andava di paripasso, ma il gap sta venendo colmato».
RIFORME URGENTI – «Con lo stop, per il Covid, al mondo dilettantistico senza i rimborsi tanti arbitri sono in difficoltà anche a pagare le quote sociali e serve che se ne faccia carico l’associazione. Poi va consolidata la fusione già avviata tra Can A e Can B. E la centralità sarà data alla formazione: bisogna cambiare il modo di fare i corsi arbitri, voglio creare convenzioni con le tv nazionali per la promozione, oltre a rendere incondizionato l’accesso dei tesserati agli stadi per la formazione. Non solo: una svolta necessaria è quella di introdurre il doppio tesseramento che dia la possibilità a chi gioca di aprirsi una strada anche in campo arbitrale».
VAR PRO – «La cooperazione tra l’arbitro in campo e il Var è cresciuta ed è uno strumento di giustizia. Siamo aperti a cambiare: migliorare si può, è già stato fatto correggendo ad esempio alcune norme rigide e difficilmente comprensibili per tifosi e spettatori. Credo che un obiettivo debba essere quello di creare sempre più Var Pro, gli specialisti, una categoria sempre più centrale. La sala Var anche in questo senso è sempre più urgente, quello sarà un momento cruciale anche a garanzia della serenità del gioco, aiutando a far scomparire le proteste e favorendo la correttezza. Quanto al Var a chiamata, personalmente credo che non risolverebbe nessun problema: se ci dovessero obbligare a fare lo faremmo ma credo sia inutile, ogni episodio dubbio all’interno del protocollo viene comunque rivisto, senza che nessuno debba aver bisogno di chiederlo».