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Notizie Milan – Sacchi: “Berlusconi innovatore, ecco come lo stregai”

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Ecco le parole di Arrigo Sacchi al Giornale nel giorno del trentennale da presidente di Silvio Berlusconi:

“Ha rappresentato il vero rinascimento. Se il calcio italiano ha vissuto il miglior periodo dal dopoguerra in poi in coincidenza con l’avvento di Berlusconi, non è stato un caso. Si è trattato di uno straordinario innovatore. Quando mi scelse, correndo un grande rischio, io commentai con la mia famiglia: o è un pazzo o è un genio. Perché rischio? Semplice: era venuto a prendermi a Parma in serie B solo perché vide giocare bene la mia squadra col Milan di Liedholm in coppa Italia. È riuscito ad abolire il vecchio dogma del calcio italiano, cioè vincere a ogni costo, per introdurre il concetto più appagante e impegnativo del “vincere, convincere e divertire” perché aveva capito che grazie alla bellezza del gioco e al merito riconosciuto dagli avversari la vittoria stessa sarebbe risultata amplificata”.

NOTIZIE MILAN, PRIMO INCONTRO AD ARCORE.

 “Abbiamo parlato di calcio fino a mezzanotte e quando me ne tornai a casa mi sembrava di conoscerlo da sempre. Io avevo, per i giorni successivi, un appuntamento a Firenze con il conte Pontello: Berlusconi mi pregò di rinviare quel viaggio e di aspettarlo al rientro da Roma, doveva mettere sotto contratto per le sue tv Baudo e la Carrà. Ci pensai su la notte e al mattino successivo dissi che non me la sentivo di dare una “buca” alla Fiorentina. Fu Ettore Rognoni a convincermi di tornare ad Arcore e in assenza di Berlusconi trovai schierati Galliani, Confalonieri, Dell’Utri e Foscale: mi arresi al loro pressing e firmai in bianco. Scoprii qualche tempo dopo che Galliani mi aveva dato una cifra inferiore rispetto a quella che guadagnavo nel Parma”.

DISCORSO AL CASTELLO DI POMERIO.

 “La prima convention del Milan durante la quale il presidente radunò giocatori, tecnici, medici, dipendenti della società per fissare la missione. Disse: “Dobbiamo diventare la squadra più forte al mondo”. Sembrava un visionario e invece fu fantastico perché riuscì”.

ACQUISTO DI ANCELOTTI.

“A Roma girava voce che Ancelotti fosse una “sola” per il Milan, Carlo aveva fatto tre menischi e due crociati. Galliani mi disse: sono d’accordo con Viola, convinci tu il Dottore. Lo chiamai a mezzanotte, era a St. Moritz, mi riferì del giudizio dei medici, “ha il 20% di invalidità al ginocchio”. “Sarei preoccupato se l’avesse in testa quel 20% d’invalidità” risposi io. E alla fine rischiai. Dissi: “Dottore se lo prende noi vinceremo lo scudetto”. Mi prese in parola”.

RIJKAARD.

 “Per saperne di più sul conto di Frank mandai a Saragozza, dove giocava all’epoca, il mio osservatore Natale Bianchedi il quale al ritorno si raccomandò. “Arrigo, non dire che mi hai mandato a spiarlo altrimenti ci licenziano tutti”. Per portarlo a Milanello Galliani fece un blitz in Portogallo degno di Moshe Dayan, la definizione datagli da Fedele Confalonieri. Dovette attraversare indenne la rivolta dei tifosi dello Sporting Lisbona i quali invasero la sede del club per impedire la firma del contratto nascosto nelle mutande di Braida”.

MANCATO ACQUISTO DI BORGHI.

 “Berlusconi cercava un alter ego di Maradona e lo aveva identificato in Borghi. Allenandolo a Milanello a fine stagione non mi aveva fatto una buona impressione. Tra l’altro lo portammo con noi in Inghilterra per un’amichevole con il Manchester United e firmò anche due gol. Lo tolsi a 15 minuti dalla fine e un mio collaboratore commentò: “Arrigo siamo rovinati”. E invece no, il presidente mantenne fede a una promessa fatta una sera ad Arcore, c’era anche Bettino Craxi presente. Gli dissi: Dottore, se vinciamo lo scudetto, Borghi non viene al Milan. Arrivarono tutti e due: lo scudetto e Rijkaard”.

PRIMA COPPA DEI CAMPIONI.

 “Mi vengono in mente due episodi. Il primo: mentre tentavamo di farci strada col pullman verso lo stadio, circondati da una marea di tifosi milanisti, Berlusconi sotto voce commentò: “Arrigo, immagini se usciremo sconfitti, sarà un funerale con 80 mila al seguito”. Il secondo: entrati al Camp Nou, mostrai al presidente la cappella e lui si recò subito a pregare. Al ritorno mi prese da parte e confessò: “Gliel’ho detto che sono dei comunisti!”.

REAZIONE POST KO CON L’ESPANYOL.

 “In quell’occasione Berlusconi fu spettacolare. Perdemmo con l’Espanyol a Lecce, lui arrivò a Milanello il sabato mattina, riunì la squadra e fu persino brutale. Disse: “noi abbiamo fiducia in questo tecnico, chi lo seguirà rimarrà, chi non lo seguirà andrà via”.

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