INGRESSO DEI FONDI – «Bisogna avere pazienza. Avevamo identificato e condiviso una serie di punti strategici nell’ambito di un progetto di rilancio complessivo: la revisione della governance, la creazione di una media company e l’apertura a investitori terzi. Da lì è nato il vero tema, quello dell’ingresso dei fondi di private equity. Purtroppo alcune squadre si sono defilate all’ultimo minuto per una deviazione spero temporanea collegata alla Superlega e ad una complessa valutazione da parte loro di interessi divergenti rispetto a quel progetto. E’ comunque un’idea da considerare, buona, valida, mai stata bocciata in assemblea, semplicemente mai votata. Le squadre devono trovare coesione e spirito di unione per lavorare insieme per il bene del nostro calcio. E’ evidente che un sistema con 5 miliardi di debito, che ha bisogno fortemente di un rilancio finanziario e strategico, debba valutare nuove idee. Serve tempo affinchè vengano assimilate, digerite e valutate. Da parte mia c’è solo il desiderio che queste decisioni vengano prese in serenità e condivisione, se non quasi unanimità. L’obiettivo è trasformare la Serie A in qualcosa di più grande e con grandi potenzialità».
STADI – «Vorremmo molto che il Governo prendesse in considerazione la nostra unica richiesta, quella di tornare a riempire gli stadi: le società non possono più reggere una situazione di svantaggio competitivo rispetto ai club esteri e di svantaggio economico con tutti gli impegni presi per mantenere le squadre al vertice. E’ cominciato un campionato affascinante, avremo come l’anno scorso una lotta fino all’ultimo minuto per diverse posizioni di classifica. Dispiace vederlo iniziare soltanto con il 50% del pubblico e non col 100% come avvenuto in Inghilterra, che oggi è purtroppo il mercato di riferimento, o anche in Francia».