Sacchi: «Il Milan gioca un calcio moderno»
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Sacchi: «Il Milan gioca un calcio moderno»

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Arrigo Sacchi intervenuto sulla Gazzetta dello Sport ha analizzato la vittoria di ieri del Milan contro il Monza

Arrigo Sacchi intervenuto sulla Gazzetta dello Sport ha analizzato la vittoria di ieri del Milan contro il Monza:

Dopo qualche prestazione un po’ così, il Milan sembra essere tornato un collettivo. Non tanto per il risultato rotondo con cui ha battuto il Monza, squadra che è migliorata e ha buone idee, quanto per l’ordine e per l’organizzazione che i rossoneri hanno mostrato soprattutto nel primo tempo. Nel calcio moderno è necessario che ci siano undici giocatori sempre in posizione attiva, sia in fase di possesso sia in fase di non possesso. A volte ho notato troppa distanza tra i reparti, errore da correggere in fretta: se si è lontani e slegati non si riesce a fare pressing, non si possono portare i raddoppi di marcatura, non c’è comunicazione e si va in difficoltà. Prendiamo Hernandez: giusto che si sganci e vada all’attacco, ma non deve mica fare l’ala. Oppure, se fa l’ala, ci dev’essere un centrocampista che lo copre. Altrimenti si è sempre in inferiorità numerica e Tomori è costretto ad allargarsi per fare il terzino, lasciando in questo modo l’altro centrale difensivo solo contro gli attaccanti avversari. È necessario che il Milan ragioni sempre come un collettivo, come un blocco unico. Brahim Diaz ha dimostrato di essere in grande forma, peccato che si sia infortunato e probabilmente non sarà disponibile per la partita di martedì in Champions League. A Zagabria sarà una battaglia: la Dinamo farà un pressing feroce, attaccherà a testa bassa e allora il Milan dovrà mantenere i nervi a posto, non reagire a qualche provocazione che sicuramente ci sarà e rispondere colpo su colpo. Guai a lasciare l’iniziativa all’avversario: i rossoneri devono prendere in mano la partita e dominare il campo. Probabilmente Pioli darà fiducia a De Ketelaere che, però, mi sembra demoralizzato. Non si deve abbattere: tutti gli stranieri, anche i più grandi campioni, al primo anno in Italia hanno fatto fatica. Lui ha i numeri per divertire la gente.

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