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Allenatore Milan: ecco perché Brocchi è il prescelto

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La stagione 2015/2016 del Milan si sta lentamente ed inesorabilmente avviando verso un epilogo tristemente abbozzato ad inizio anno da una frangia, allora considerata più pessimista, dei supporters rossoneri: la classifica recita un disarmante sesto posto, da difendere con le unghie dall’agguerrito Sassuolo, pronto al clamoroso sorpasso per l’ultimo posto Europa League. Il Diavolo, qualora non riuscisse a mantenere l’attuale posizione in campionato, potrebbe puntare sulla finale di Coppa Italia come ultima possibilità per l’accesso all’Europa, sebbene la caratura dell’avversario – Juventus – non lasci ben sperare. In tutto questo, la società sembra aver trovato il colpevole che, come tre stagioni a questa parte, diventa l’allenatore. Quest’anno tocca a Mihajlovic.

ALLENATORE MILAN, L’EREDE È BROCCHI. Il serbo è giunto ormai al capolinea: i recenti risultati mostrano che, di fatto, l’ex Samp ha perso le redini dello spogliatoio. Necessaria l’ennesimo avvicendamento alla guida che, con ogni probabilità diventerà Cristian Brocchi. Tanti motivi portano a tale considerazione, primo su tutti il rapporto idilliaco tra l’attuale tecnico della Primavera e Silvio Berlusconi, colui al quale spetterà la decisione finale. In seconda analisi, il gioco prodotto da Brocchi con la Primavera è soddisfacente agli occhi del presidente e dell’intero staff dirigenziale, sebbene i risultati non siano stati eccelsi: il modulo, soprattutto, stuzzica le fantasie di Berlusconi: un 4-3-3 offensivo, all’occorrenza trasformabile nel 4-3-1-2, modulo prediletto dal patron rossonero, con un regista basso davanti alla difesa che potrebbe essere Locatelli, uno dei tanti giovani lanciati negli ultimi anni dalla Primavera. Messe alle spalle le diatribe tra i ’97 e ’98 rossoneri, la squadra ha trovato la quadra e ha dato il via ad una strepitosa rimonta, culminata con il sorpasso momentaneo all’Inter in testa alla classifica. Un risultato incredibile al pensiero delle difficoltà di spogliatoio ad inizio anno: Brocchi ha fatto breccia nei cuori dei ragazzi, cementando un gruppo che ora appare più che solido. Dal punto di vista tattico, il possesso palla attivo ed atto a creare pericolosità alle retroguardie offensive Brocchiano è un must per Berlusconi e non proprio nelle corde del 4-4-2 all’italiana di Mihajlovic.

Brocchi convince Berlusconi anche e soprattutto per il fatto di aver maturato un occhio di riguardo – è il suo lavoro, diranno i miscredenti – per i talenti pregiati: voci narrano di una consiglio piuttosto pressante dello stesso Brocchi nei confronti dei piani alti nel momento di maggior difficoltà di Diego Lopez, affinché fosse lanciato sin da subito Donnarumma. Quella che sembrava una pazzia è stata una scommessa vinta. Locatelli è in pianta stabile nella rosa dei “grandi”, sebbene non abbia ancora debuttato. Calabria, invece, dopo l’ottima annata in Primavera 2014/2015, è stato aggregato in Prima Squadra, con qualche apparizione ad inizio campionato. De Santis, Felicioli e Crociata dovrebbero compiere lo stesso passo in estate. Insomma, un Milan giovane, italiano ed allenato da un mister giovane ed italiano.

Gli indizi conducono Cristian Brocchi sulla panchina del Milan 2016/2017: gran parte dei tifosi non sembrano accettare di buon grado l’investitura berlusconiana a Brocchi, visto come un Inzaghi-bis con una Viareggio Cup in meno nel palmares, ma l’occhio della dirigenza sembra aver intravisto nell’ex mediano rossonero un profilo (anche caratteriale) diverso, particolare ed adatto per incarnare le qualità, pregi e difetti del Milan che verrà. Ai posteri l’ardua sentenza.

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