HANNO DETTO
Milan Femminile, Thomas intervistata da Repubblica: le sue parole
Lindsey Thomas, attaccante del Milan Femminile, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Repubblica: le sue dichiarazioni
Lindsey Thomas, attaccante del Milan Femminile, ha rilasciato una lunga intervista Repubblica:
«L’obiettivo principale è stato quello di continuare lo scambio culturale calcistico tra due realtà diverse. Ma penso anche che questa amichevole sia stata molto importante per la nostra Primavera femminile, perché ha permesso alle ragazze di scoprire un nuovo modello, prendendo consapevolezza del livello di uno dei movimenti di calcio femminile più forti al mondo. Questo confronto e questa scoperta devono fare capire anche alle calciatrici più giovani quanto si debba mirare a crescere e lavorare bene, per arrivare ai livelli più alti, diventare professioniste, trovare un posto in prima squadra e chissà, magari fare anche qualche avventura all’estero».
SPORT AMERICANI E CALCIO ITALIANO: «Lo speriamo e ce lo auguriamo, dobbiamo prendere spunto da quanto succede negli Stati Uniti, guardare al modello americano per replicare magari qualche aspetto e alzare il livello anche qui in Italia. Mi riferisco anche a una maggiore visibilità e alla creazione di qualcosa di speciale per attrarre un pubblico sempre maggiore».
GAP RISPETTO AGLI USA: «Lì le calciatrici sono più strutturate, la preparazione è per il momento più alta rispetto all’Europa e all’Italia, ma qui stiamo sicuramente crescendo. Il fisico conta tanto, soprattutto nei contrasti. In America sono più avanti sotto quel punto di vista, noi invece lo siamo a livello tecnico e tattico. Ma anche il loro livello tattico non è male, altrimenti non avrebbero potuto vincere così tanto come Nazionale. Il divario fisico, però, non è l’unica differenza. Vedo anche un gap legato all’entusiasmo che il calcio femminile genera negli Usa: dobbiamo lavorare ancora di più sulla strategia, per portare più tifosi a vedere le nostre partite».
SISTEMA SCOLASTICO: «Serve più consapevolezza del fatto che lo sport può essere un aiuto per lo studio. Non dobbiamo mettere gli studenti davanti alla scelta tra studio e sport, dovremmo pensare a modelli che permettano di portare avanti entrambe le strade per chi vuole percorrerle».
CALCIO MASCHILE: «Forse è più una penalizzazione: facciamo lo stesso sport, ma fisiologicamente uomini e donne sono diversi e non potremo mai avere la stessa potenza di un uomo o la stessa velocità. Il tifoso non deve pensare di vedere una partita di calcio femminile con l’idea di guardare in campo Ibrahimovic o Theo Hernandez o altri, perché non avremo mai la stessa intensità e non è giusto essere messe sempre a confronto. È questo confronto che porta poi ai commenti banali e ai luoghi comuni per cui una donna non può e non deve giocare a calcio ma stare in cucina. È necessario invece guardare altre caratteristiche: le nostre specificità come la tecnica, la tattica perché è qui che facciamo lo stesso sport e questo vale per tutte le discipline sportive».
NAZIONALE FRANCESE: «Ho iniziato sia giocando a calcio sia facendo atletica, quando ancora ero in Guadalupa. Poi, a 15 anni, sono partita per la Francia lasciando la mia famiglia per inseguire il mio obiettivo, quello di diventare una calciatrice professionista. L’ho raggiunto in Italia, scoprendo culture e Paesi diversi come Francia, Svizzera e appunto Italia. È stato un percorso lungo, non sempre facile, ma penso che quando vuoi davvero qualcosa non c’è nulla che ti può e ti deve ostacolare».
PROFESSIONISSIMO: «Finalmente ora io posso dire: sono una calciatrice professionista come i colleghi uomini. Questo status cambia anche il modo di vedere noi atlete da parte di chi prima esprimeva solo critiche. D’altronde abbiamo sempre giocato a calcio, ma ora siamo legittimate a farlo agli occhi di tutti, non solo ai nostri. La parità salariale sarà difficile, è un discorso che riguarda anche il business, gli sponsor, il mercato. Non arriveremo lì, ma uno degli obiettivi è quello di avere condizione adeguate ai sacrifici che stiamo facendo per la nostra professione, che è anche la nostra passione. Un passo importante portato dal professionismo è stata l’eliminazione del tetto salariale. E le critiche nei nostri confronti sono diminuite».