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Brocchi in conferenza: “Porterò la cultura del lavoro”

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Queste le dichiarazioni del nuovo tecnico del Milan Cristian Brocchi in conferenza stampa dal Centro sportivo di Milanello affiancato dall’amministratore delegato per l’area sportiva rossonera Adriano Galliani:

La prima cosa che mi viene da dire, è che porterò la cultura del lavoro, proseguirò con questa cultura del lavoro che questo gruppo già ha. In questa stagione ha già fatto vedere di averla. Li ho visti all’opera e ho sempre visto un gruppo che aveva tanta voglia di lavorare e questo è merito di Mihajlovic e del suo staff. Ho la volontà di portare quella che è la mia metodologia di allenamento che può essere diversa per quello che altri allenatori hanno messo in atto. La mia metodologia aiuta i ragazzi ad interpretare il lavoro situazionale in campo. Ieri è stato il primo giorno, particolare, non si può cambiare subito la mentalità nei giocatori. Un cambio nell’immediato ti segna, ti dà da pensare, cambiare le persone che sono a stretto contatto con te ti porta ad essere più o meno triste. C’è stato un buon impatto perchè comunque sono noto nell’ambiente Milanello e quindi questo forse ha inciso meno. Sul campo sto cercando di iniziare a fare qualcosa di mio, di far capire quali sono i miei pensieri, di come allenarli. Sto cercando di spiegare le esercitazioni. A me piace giocare con il centrocampo a 3 e una difesa a 4, in attacco ho sempre cercato di trovare diverse alternative. Mi piace l’idea di giocare con il trequartista, l’ho fatto con la Primavera nella seconda parte di stagione. Dovrò capire gli interpreti che dovranno giocare un certo tipo di calcio. Nella squadra ci sono giocatori che possono giocare a 3 a centrocampo, c’è chi può fare il trequartista e abbiamo la possibilità di giocare col tridente. Queste sono le strade che seguiremo. In questi mesi il termine bruciarsi è stato usato in maniera esponenziale, non è questione di bruciarsi o meno, è una questione di giocarti un’opportunità, il rischio esiste, uno deve avere l’umiltà di capire che se le cose dovessero andar bene è tutto bello, se non vanno bene dovrai ripartire e ripercorrere strade che già hai percorso, sapendo di avere avuto una grande opportunità. Io mi giocherò questa opportunità con la massima umiltà, con lo spirito che mi ha sempre contraddistinto, non ho paura e sono tranquillo, so quello che posso fare. Non sono sicuro che le vinceremo tutte ma darò il 110% come lo farà tutto lo staff che mi ha seguito. Nella mia carriera da calciatore ho sempre messo l’aspetto economico contrattuale in secondo piano e anche ora è così, se avessi avuto un contratto di un anno o due in più e avessi fatto male sarei stato comunque sostituito. Non mi interessa essere protetto da un contratto, mi interessa il bene del Milan e giocarmi questa opportunità. Prima della finale dobbiamo conquistare un posto in Europa, non si può pensare solo alla finale con la Juve, ci sono delle partite prima che dobbiamo vincere. Attraverso queste partite è normale che si cercherà di seminare per arrivare alla partita con la Juve cercando di aver instaurato con la squadra un rapporto forte, che loro riescano a fare quello che noi chiediamo. Non si può entrare a piedi pari nel giro di uno o due giorni però bisogna mettere in ogni allenamento dei segnali sin da subito. Sfrutteremo al massimo il tempo che abbiamo a disposizione. In questo momento c’è bisogno di avere un equilibrio e l’intelligenza di impostare la squadra. Delle 3 squadre che ho allenato non ho allenato sempre gli stessi giocatori, se siamo riusciti a fare sempre però un determinato tipo di gioco siamo sempre riusciti a mentalizzare i ragazzi. Io voglio che la squadra si alleni per come giochi e giochi per come si alleni. E’ normale che ci voglia l’intelligenza di capire di iniziare a far entrare nella testa dei giocatori quelle che sono le richieste. Ogni giorno, ciascuno di loro dovrà fare un passo in avanti, se ci riusciremo le distanze tra il mio pensiero e altri diminuiranno. L’aspetto mentale è di fondamentale importanza, ho sempre chiesto alle mie squadre di andare ad attaccare e di non rimanere passivi lasciando il gioco agli avversari, questo però è un percorso. Ho già iniziato da ieri a cercare di far capire questo, noi lavoreremo tutti i giorni per far sì che la partita la si vivi in prima persona andando ad attaccare gli avversari per avere la palla e comandare la partita. Non sarà semplice ma è un compito stimolante per me e spero che lo diventi anche per i giocatori. Il livello della rosa è sicuramente buono, cercherò di dire a ogni singolo giocatore di essere più forte di quanto si sente ora, alcuni giocatori hanno reso al di sotto delle loro potenzialità, non per colpa di chi c’era prima. La speranza è che il maggior numero di giocatori possa credere di più nei propri mezzi e in quello che fa, mettendo il singolo a disposizione della squadra. Per me il singolo emerge quando il gruppo riesce a metterlo nelle condizioni ideali per fare qualcosa di buono. Non so come è nata l’empatia tra me e il presidente, penso che abbia sempre manifestato la voglia di seguire il Milan in tutte le dinamiche. Credo che in questi anni, il fatto che si sia parlato delle mie squadre per come giocavano lo abbiano incuriosito e abbia iniziato a seguirmi di più, avrà avuto delle persone fidate che gli avranno dato delle relazioni importanti e da lì poi credo sia nata questa empatia. La chiave è riuscire a far capire a ogni giocatore che quello che propongo in allenamento ha un fine, che si legherà a quello che chiederò in campo. Tutte le esercitazioni che facciamo si rifanno alle situazioni di gioco in campo. Quando loro se ne renderanno conto, ci metteranno sempre più impegno anche perchè ne troveranno dei giovamenti poi in campo. La cosa più importante è dare più sicurezze a quei giocatori che possono andare in difficoltà in alcuni momenti della partita. Nei momenti di difficoltà della gara, sapere e conoscere che tipo di gioco si vuole fare, che tipo di movimento e di posizione può avere la squadra, può aiutare il giocatore ad uscire dalle difficoltà. Sono stato molto tranquillo e sereno perchè più volte è capitato che mi accostassero alla prima squadra. Io sono sempre rimasto tranquillo e ho sempre pensato alla mia squadra e a come migliorarmi. Quando mi è stato comunicato in maniera ufficiale in me c’è stata una grande emozione. Questo per me è il 20esimo anno di Milan e per me essere qui a giocarmi questa oppportunità è la cosa più bella del mondo. Non è che percepisco la diffidenza, sono sereno da questo punto di vista e so che questa esiste. Ma cosa faccio? Dovrei fermarmi perchè qualcuno è diffidente o perchè molti non pensano sia la scelta giusta? Ognuno è libero di dire ciò che pensa e di esprimere il proprio pensiero. Sono sempre stato me stesso da giocatore e da allenatore, lavoro e vado avanti con passione, sempre per migliorarmi. Cercherò e spero di fare qualcosa di buono perchè credo nei miei pensieri. In questo periodo ci sono poche partite, abbiamo già in rosa giocatori che arrivano dalla Primavera: Donnarumma, Calabria e Locatelli che è pronto per giocare dopo un periodo in cui è stato integrato in prima squadra. I ragazzi devono crescere per colmare questo gap, se ci dovesse essere l’opportunità in Primavera ci sono giocatori interessanti. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di essere stato allenato da ottimi allenatori, non ne ho avuti tantissimi ma tutti bravi, i due che mi hanno lasciato più il segno sono stati Prandelli e Ancelotti. Mi hanno lasciato qualcosa che ora da allenatore ritrovo e questo mi aiuterà. Per quello che riguarda il poco tempo a disposizione è un rischio ma alla fine la situazione e l’opportunità che mi si presentano sono queste e a queste si dovrà far fronte“.

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