2015
Milan: con l’esonero di Inzaghi via alla rivoluzione
Nel novembre del 2013 il popolo rossonero si svegliò con una dichiarazione shock di Galliani all’Ansa: “Con o senza accordo sulla buonuscita, mi dimetterò per giusta causa fra pochi giorni, forse aspetto la partita di Champions contro l’Ajax”. A dir suo aveva ricevuto “un grave danno alla reputazione” dopo che Barbara criticò la gestione della società, nella fattispecie il mercato degli ultimi anni. Dopo una querelle, che sarebbe dovuta rimanere tra le mura di Milanello, intervenne il presidente a fare da paciere e poche settimane dopo tuonò con la soluzione: “Due amministratori delegati al Milan, Galliani e mia figlia. Al Milan è ritornata la serenità, Galliani resta al suo posto”. Più che serenità è la quiete prima della tempesta. In questa “guerra fredda” (con le riduzioni del caso) Lady B sembra essere l’apparente sconfitta e la gestione dell’ala commerciale, un “contentino”. Ma il piano di Barbara giace sulla scrivania del padre e in caso di esonero di Inzaghi, pronto il cambio generazionale. Quello che Galliani, per vie traverse, approvò: “Sono d’accordo con il ricambio generazionale, ma va fatto con eleganza, non in questo modo”. Pippo si può definire la sua (ultima?) scommessa: lo ha trattenuto dalle avance del Sassuolo, ha sponsorizzato la sua promozione in prima squadra e ha creato una squadra “ad hoc” pronta a soddisfare le richieste dell’allenatore. Ed è per questo che in caso di esonero di Inzaghi, cambierebbe l’organigramma societario. Dentro il ds Sean Sogliano, Maldini, si vocifera Capello ed espansione del marchio Milan in un oriente ricco e affamato di calcio. Al via una vera politica giovani ed un vero progetto. Conferme? Non ve ne sono, ma sarebbe l’epilogo più scontato ad una querelle che (in negativo) ha caratterizzato questa società. Una rivoluzione portata avanti silenziosamente ed iniziata in quel famoso novembre con queste dichiarazioni: “A mio padre ho chiesto una filosofia aziendale diversa”.