Tassotti: "Milan, 36 anni indimenticabili ma il campo mi manca" - Milan News 24
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Tassotti: “Milan, 36 anni indimenticabili ma il campo mi manca”

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Mauro Tassotti, una vita spesa per il Milan prima da giocatore e poi come membro perpetuo dello staff tecnico, ora le strade tra l’ex terzino ed il club rossonero si sono divise ma non con nessun rimpianto. Queste le parole di Tassotti a La Gazzetta dello Sport:

“Diciamo che non è una cosa dell’ultima ora. L’ho soppesata attentamente, dovevo metabolizzarla. E vorrei sottolineare che per il momento l’unica cosa che ho firmato è la rescissione col Milan (ride, ndr). Ma dovrebbe tutto andare in porto entro questa settimana”.

Sul suo nuovo incarico nell’Ucraina allenata da Shevchenko:

“Quando mi ha prospettato questa possibilità mi ha lasciato una sensazione di gratificazione. La sua stima mi ha fatto un piacere enorme. Lui, poi, è molto entusiasta, carichissimo. Ma devo dire che anche il progetto tecnico è intrigante: si lavorerà a una qualificazione mondiale, è una cosa che all’Ucraina non capita ogni quadriennio. E’ qualcosa che mi incuriosisce molto, fino a ora avevo sempre lavorato solo a livello di club”.

Sul momento della rescissione:

“Mi sono sentito stranito e amareggiato. Mi è venuto il magone perché sono stati 36 anni indimenticabili. Avevo davanti Galliani che mi diceva “Se sei contento tu, lo siamo anche noi”. Sapeva che in cuor mio volevo tornare sul campo e io sapevo che loro non mi avrebbero ostacolato nonostante avessi un altro anno di contratto. Lacrimuccia? Ci sono andato molto vicino, ma sono riuscito a trattenermi”.

I ricordi più belli della sua vita con il Milan:

“La vittoria della prima Coppa dei Campioni, l’ingresso a San Siro per la festa del primo scudetto e la mia ultima a San Siro, contro il Cagliari. Giocai a centrocampo”.

Sul suo ultimo ruolo di osservatore:

“Quando un anno fa accettai, mi pareva una buona opportunità di arricchimento professionale. In realtà è stato meno coinvolgente di quanto mi aspettassi. Avevo troppa nostalgia del campo, era inevitabile che andasse a finire in questo modo. Io volevo, e voglio, ancora allenare”.

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