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NIANG: “Milan, sto imparando ad essere il tuo leader”
Intervistato da La Repubblica, il centravanti francese del Milan M’baye Niang ha così parlato della prossima importantissima sfida tra Milan e Juventus a San Siro:
“Sono stato ad un passo dalla Juve? Sono contento del destino. Questo Milan vuole dimostrare di essere di nuovo quello che abitava in Champions League”.
Sulle voci di mercato dello scorso gennaio:
“Arrivavo da un lungo infortunio, nella mia testa c’era solo il derby contro l’Inter. Ho fatto bene, direi: 3-0, con un gol mio”. Da allora è il leader dei ventenni rossoneri, ma la Juventus vuole Donnarumma e De Sciglio, il Chelsea Romagnoli. “Non se ne andrà nessuno. Ci mancavano le certezze, ci mancava di sentirci il Milan: ora abbiamo identità tattica, gruppo unito, solidità difensiva. Io ho già rifiutato offerte importanti e a maggior ragione direi di no oggi. Il progetto fondato sui giovani funziona”.
Sulla media età del Milan:
“In Italia c’è meno paura, anche se alcuni club preferiscono ancora gente più esperta. Noi siamo il mix giusto. I campioni che vincono da soli le partite deresponsabilizzano un po’ gli altri: se ti affidi al gruppo, sei meno vulnerabile, puoi andare lontano. “I presupposti ci sono: 7 Under 24 prontissimi. Io avverto la responsabilità: con De Sciglio sono il più esperto. Non mi sento più un giovane. Ho quasi 22 anni e faccio il professionista da quando ne avevo 16. Noi due dobbiamo essere di esempio ai ragazzi veri, come Donnarumma e Locatelli”.
Sulla possibilità di vincere lo Scudetto:
“Troppo presto. La Champions? Nessuno ci immaginava secondi. Se restiamo umili, tutto è possibile: le sorprese ci sono sempre. La Juventus è una svolta: non è imbattibile, l’ha dimostrato l’Inter. E noi dobbiamo tornare in Europa”.
Sugli atteggiamenti fuori dal campo:
“Purtroppo siamo personaggi pubblici e anche i nostri comportamenti fuori dal campo lo diventano. Io so che ho sbagliato e che non devo ripetere gli errori. Sui social vieni trattato da idolo cui tutto è permesso, quando la squadra va bene, e da colpevole a prescindere, se le cose vanno male. Però certe aberrazioni sono inaccettabili. Non si può augurare a qualcuno di morire o di farsi male, come è capitato a Montolivo. Ho sventolato la sua maglietta, dopo il gol al Chievo, e per lui proveremo a battere la difesa della Juve e il fenomeno Buffon: con la giusta cattiveria sotto porta, nessuno è insuperabile”.
Sull’esperienza al Genoa:
“I sei mesi al Genoa sono stati importanti: ho giocato molto, da esterno e da centravanti. Devo migliorare: nel colpo di testa, nel sinistro, nella concentrazione. Ho ancora momenti di calo e ci lavoro con Caccia, il vice di Montella: domenica ho segnato di sinistro”.
Sui compagni di “creste” che oggi hanno cambiato squadra:
“Sento Balotelli ed El Shaarawy. La scelta della squadra è personale, auguro a loro il meglio. Il Nizza per Mario può essere il posto giusto, basta che sappia che cosa vuole. La Ligue 1 la vedono tutti, non è periferia”.
Sulla scelta riguardo alla Nazionale, Francia o Senegal?
“La nazionale francese è la priorità, ma la devo meritare nel Milan, tornando in Champions. Il palo col Barcellona è stato una delusione e una lezione: tornerò a sfidare il Barça”.
Su un possibile futuro al Psg:
“Un giorno, perché no. Ho indossato il numero 78 del mio dipartimento, Yvelines, ma ora mi tengo stretto il Milan e l’11, come al Genoa: vorrei diventare il capitano. Ogni volta che torno a Les Mureaux, dai miei amici, capisco che rappresento un modello. Le cazzate mi hanno fatto crescere. La mia carriera dimostra che lo sport serve a non prendere la strada sbagliata. Non tutti diventano campioni, ma è giusto che tutti ci provino “.