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Mtv, Bonucci: «San Siro è storia, sono emozionato. Torneremo grandi»

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Leonardo Bonucci ha rilasciato un’intervista a MilanTV in vista dell’esordio ufficiale con la maglia rossonera giovedì contro lo Shkendija

Dopo la lunga intervista a La Gazzetta dello Sport (CLICCA QUI PER LEGGERLA INTERGRALMENTE), ecco altre dichiarazioni di Bonucci, questa volta rilasciate al canale ufficiale del Milan:

«Finalmente sta arrivando il momento, c’è un po’ di agitazione perché l’effetto che mi ha fatto quando sono entrato nel giorno del preliminare insieme a Biglia è stato emozionante e mi aspetto che lo sarà anche giovedì. San Siro è storia, non vedo l’ora di sentirlo bello caldo e entusiasta per le vittorie del Milan».

FASCIA – «E’ una responsabilità importante, ringrazio società, mister e squadra per questo incarico. Ci metterò tutto me stesso per essere a disposizione della squadra, della società e dei tifosi per difendere questa maglia dal primo all’ultimo secondo ogni partita».

LEADER – «Quello che mi viene chiesto visto anche i tanti giovani che fanno parte di questo gruppo. Io ho sempre messo a disposizione il mio modo di lavorare e di pensare, poi è la squadra che ti fa diventare leader. Ho avuto la fortuna di avere grandi leader come Buffon, Del Piero e Chiellini. Negli anni della Juventus ho imparato molto e ho messo insieme quello che mi hanno insegnato con il mio carattere che, a detta di tanti, mi ha permesso di arrivare a quello dove sono oggi. Da qui inizia un’altra pagina, ci sarà migliorare a livello di squadra e personale, ma c’è la volontà di farlo e far tornare in alto il Milan».

COME TORNARE IN ALTO – «Bisogna fare gruppo a cominciare dalle piccole cose e fare gruppo, aiutarsi sia dentro che fuori dal campo. Io ho percepito in questo gruppo tanta voglia di fare ciò e credo che questo sia un punto di partenza importante per far squadra tutti insieme. Il Milan merita di tornare in alto e a noi ci viene questo compito. Ci metteremo tutto noi stessi a cominciare, come abbiamo fatto, dall’Europa League».

SACRIFICI – «E’ un lavoro che va fatto quotidianamente sincronizzando tutti i meccanismi. Noi alla Juventus siamo stati fortunati perché abbiamo trovato un gruppo di lavoro predisposto al sacrificio e all’umiltà. Sono quei valori per creare non solo una grande difesa, ma una grande fase difensiva. Se undici giocatori corrono e si sacrificano allora diventa più facile per Gigio, che ha 18 anni e comincia a voler tagliare questo traguardo importante».

GRUPPO – «Sono rimasto molto colpito, perché ci sono un gruppo di giovani e un gruppo di sudamericani che sono molto predisposti a quanto detto poco fa. Sono molto simili a noi italiani da questo punto di vista. Dobbiamo renderci disponibili al sacrificio e a fare squadra ogni giorno sempre di più».

CALENDARIO – «Sono le partite più difficili. Se c’è una cosa che mi ha insegnato la Juventus è quella di non sottovalutare mai nessun avversario, perché è il momento che ti fa fuori. La carta non corrisponde al campo e noi dovremo sempre dare il 110% di noi stessi».

ASPETTATIVE – «Io son dal primo giorno in cui sono arrivato ho notato tanto entusiasmo da parte dei tifosi e quello deve aiutare nel corso dell’anno, soprattutto nei momenti che ci saranno meno facili. Da parte nostra ci dev’essere il massimo impegno e la voglia di lottare su ogni palla in tutte le partite. Così si acquisisce mentalità e dai credibilità all’esterno. La strada è lunga, non dobbiamo creare illusioni, si vive partita dopo partita. Se ci togliamo delle soddisfazioni gara dopo gara raggiungeremo grandi obiettivi».

TRA QUATTRO ANNI – «Spero di arrivare a vincerla la Champions League. Il precedente mio personale entusiasma e da parte mia fa venire voglia di riviverlo. Ho voltato pagina dal 14 luglio e da parte mia c’è voglia di tornare in alto e farlo insieme ai miei compagni e a una società nuova, che ha grande tradizione».

PUBBLICO CONTRO LO SHKENDIJA – «Speriamo di fare un grande numero, possibilmente ripetere quello che è stato per il preliminare di Europa League contro il Craiova. Perché sentire l’apporto di 65 mila persone anche per una partita come quella trasmette dentro di noi emozioni e voglia di dare quel qualcosa in più».

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