Suso, l’ultima giovane vittima della gestione Inzaghi

È servita la più casuale delle amichevoli per far sì che anche il povero Suso avesse la sua chance per intero da Inzaghi, e la sfruttasse in modo sorprendente. E dopo i dieci minuti disputati a gennaio con la Lazio in Coppa Italia, frutto più che altro della prassi calcistica di schierare subito i nuovi acquisti nella prima gara disponibile, l’ex Liverpool ha dovuto ingoiare bocconi amari per settimane, subendo panchine su panchine, mentre davanti a lui ogni domenica Inzaghi si arrovellava per decidere chi schierare tra Honda e Cerci, per giunta puntualmente deludenti. Pippo vive quotidianamente l’allenamento della squadra, quindi dovrebbe conoscere meglio di chiunque altro la situazione fisica, atletica, tecnica, nonché mentale di ciascuno dei suoi giocatori.

Tuttavia ieri sera è emerso un altro grave capo accusatorio, che non farà altro che aggravare la sua già delicatissima posizione, in vista della scelta tecnica della prossima stagione. Da quando siede sulla panchina del Milan, Inzaghi ha ostentato “timori decisionali” da allenatore alle prime armi. Paura di sbagliare, assenza di esperienza, mancanza di personalità. Fra tante ipotesi, c’è una certezza: non rendersi conto del capitale tecnico di cui si dispone è un errore da dilettante, come in fondo a conti fatti è Inzaghi. Suso è a Milanello da due mesi, un lasso di tempo notevole per capire il valore del ragazzo, arrivato in Italia perfino sei mesi prima del previsto, nelle sue illuse aspettative, per giocare. Ma l’errore madornale dello spagnolo è stato non considerare il trascorso dei giovani rossoneri sotto la gestione Inzaghi. Niang, Saponara, Van Ginkel, alla lunga sono venuti fuori, mentre Pippo deve ancora venirne fuori.