Il modulo del Diavolo l'origine delle pene d'inferno - Milan News 24
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2015

Il modulo del Diavolo l’origine delle pene d’inferno

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L’apoteosi del 4-3-3 fu Milan-Lazio, il principio dell’illusione del Diavolo. E tatticamente Inzaghi aveva anche imboccato la strada giusta, salvo mettere la retro dopo i primi segnali negativi. L’inesperienza lo ha però tradito, suggerendogli con il tempo di cambiare il copione delle gare, dal gioco sulle fasce, al prolungato possesso palla, un tipo di filosofia difficilmente applicabile con interpreti spigolosi come Muntari, Poli o Essien. L’avvento di nuovi schemi, il 4-2-3-1, il 4-3-2-1, e il 4-3-1-2 nella parte centrale della stagione, ha sortito esiti come il k.o. esterno contro il Genoa, e i tonfi fragorosi con Sassuolo, Atalanta e Lazio. In quel frangente Inzaghi, per nulla soccorso dalla buona sorte e dagli infortuni, ha provato a trovare la soluzione alla sterilità offensiva della squadra mettendo mano a centrocampo, e cercando quel giocatore – che non c’è – di qualità che potesse innescare le punte, quando invece il problema era proprio la posizione degli attaccanti. Con uno sfracello di cursori alti, è parsa senza capo né coda l’idea del tecnico di condannare spesso Menez, Bonaventura e lo stesso Cerci ad agire da rifinitori, anziché schierarli larghi. Ora Inzaghi lo ha capito, ma forse è già fuori tempo massimo.

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