Esclusiva MN24: Antonio Cincotta, il macina record che ha centrato la promozione in serie B con il "Woman Tiki Taka" - Milan News 24
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2015

Esclusiva MN24: Antonio Cincotta, il macina record che ha centrato la promozione in serie B con il “Woman Tiki Taka”

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Lo scorso week end, dopo un campionato all’insegna di grande calcio e record macinati, il Milan Ladies concquiata sul campo del Pieve la matematica promozione in serie B con una giornata d’anticipo. Un successo desiderato ma non scontato, una scommessa vinta e una squadra che diventa una solida realtà, una “principessa rossonera”che stava aspettando il “bacio” per svegliarsi e risplendere. E il principe in questione non poteva che essere Antonio Cincotta, tecnico della squadra campione e artefice di questa stagione stellare. In esclusiva per Milannews24.com, ecco l’intervista concessa dal tecnico rossonero.

Dopo la vittoria per 1-0 contro il Pieve010, avete conquistato la matematica promozione in serie B con una giornata d’anticipo. Oltre i meritati complimenti, cosa ha provato gli ultimi minuti prima del fischio finale?E soprattutto, la serie B era un obiettivo oppure un sogno? All’ inizio del campionato pensavamo di essere la quarta forza. Fiammamonza con due nazionali U 17 sembrava predestinata, la Riozzese con una tradizione societaria vincente e delle individualità di prestigio apparive quale papabile, Ausonia infine, aveva una rosa costellata di eccellenti individualità, per me l’ organico più forte e completo, e poi il Milan Ladies, una squadra costruita da me in due mesi, che scierava 12 nuovi elementi su 21, un autentica scommessa priva di fondamenta. Le nostre avversarie sono state determinanti nel farci sentire vincenti, poiché ci rendevamo conto, di quanto vittoria dopo vittoria, parlassero di noi mostrando un retrogusto di timore nei nostri confronti, e questa prova di realtà è stata una spinta ad acquisire abitudine ad essere considerati la squadra da battere. Ovviamente ciò ha provocato un rapporto di odio e amore con le ansie prestazionali, frutto di pressioni crescenti alle quali la vetta ti espone, all’ inizio abbiamo subito questa nuova condizione psicologica, quella appunto di essere ciò che tuttio volevano battere, ma col tempo abbiamo interiorizzato il nostro status collettivo, e la voglia di vincere, lavorando a 360° a tal fine è stata maggiore della paura di perdere, esorcizzata con una sistematica presa di coscienza delle nostre crescenti competenze.

Rimanendo in tema obiettivi stagionali, l’anno prossimo punterete al grande salto di qualità o sarà una stagione di assestamento? E quanto inciderà il mercato estivo in quest’ottica?
Questo sarà il club a deciderlo, ora è il tempo della celebrazione, saranno poi i manager a dover pianificare la strada, io in quanto coach, sono solo uno strumento.

Per la cultura italiana, possiamo definire il calcio come un fenomeno sociale maschile e tutto ciò a scapito di quello femminile, troppo volte lasciato a se stesso. Come mai ha deciso di inserirsi, come tecnico, nel mondo del “gentil sesso” e in che modo si potrebbe aumentare “l’audience” del calcio rosa comunque in forte ascesa rispetto al passato?
Per me il calcio è calcio, ormai so di avere una forte specializzazione nella gestione dello spogliatoio femminile, e ancor di più una decisa motivazione a continuare a specializzarmi nel settore, poiché non lo ritengo denigrante ma semplicemente stimolante, nonostante la scarsa copertura mediatica.

Lei è stato definito il Guardiola del calcio femminile per i suoi metodi basati sul possesso palla e sul gioco orizzontale, è stato difficile impostare questa metodologia, tanto affascinante quanto di difficile applicazione, nelle sue calciatrici? E quanto ha contribuito il suo metodo per la vittoria del campionato e i record che avete macinato (miglior difesa e imbattibilità)?
Onestamente è infinitamente complesso. Le esercitazioni tendono a curare quasi in maniera esasperata tempi di esecuzione e principi induttivi, portando le atlete a discernere stimoli differenti al fine di trovare la soluzione tecnica e tattica vincente. La palla lunga sarebbe più comoda, ma non modificherebbe i valori individuali delle atlete. Oggi la mia vera vittoria è avere atlete indiscutibilmente migliorate, quasi modificate nei propri fondamentali rispetto ad Agosto-

Un fattore di vitale importanza per avere un gruppo solido e vincente è l’armonia nello spogliatoio e l’affiatamento tra squadra e staff. Quali potrebbero essere, secondo lei, le differenze nel gestire i rapporti interpersonali tra una squadra di ragazze ed una di ragazzi? E quanto sono vere le leggende che narrano di difficoltà maggiori nel coordinare un gruppo femminile?
Bisogna ben comprendere che solo modificando i valori della singola giocatrice, tecnici ma soprattutto emozionali e attentivi, si assisterà ad una reale crescita dell’ intero organico. E’ buffo e al contempo straordinario osservare come molti allenatori tentino di motivare la loro squadra, infondere sicurezza e creare una mentalità vincente senza arrivare realmente a conoscere la parte più importante della squadra, la singola giocatrice estrapolata dal collettivo. L’ allenatore di calcio femminile, deve ben conoscere le peculiarità che contraddistinguono le atlete ed i gruppi che lui stesso guiderà. Il facile giudizio esterno, sul campo e sulla vita, il continuo conflitto fra ciò che vorremmo ottenesse la squadra e ciò che mostra realmente, l’inevitabile confronto fra una partita di calcio e la vita stessa a cui l’ allenatore femminile si pone come maestro, psicologo, insegnante, tifoso e leader, affrontando con le atlete la solitudine, la fatica, gli avversari, gli amici, le sconfitte, la paura, le eterne attese, le cadute, le risalite e, ogni tanto, la gioia, quella vera. Tale gioia non è per forza alzare una coppa davanti a milioni di tifosi, spesso, nel calcio femminile, c’è la più genuina sensazione di aver trionfato semplicemente nel superamento di qualche limite personale o collettivo.

Per il bene dei colori rosso e nero, vede il suo futuro ancora sulla panchina delle Milan Ladies? E se la chiamassero come primo allenatore della futura dirigenza asiatica nel Milan maschile, un pensierino lo farebbe?
Ritengo di non avere le necessarie competenze, non dormo tre notti prima della gara delle ladies, figuriamoci cosa accadrebbe se fossi in quel di San Siro, morirei di gastrite nervosa.

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