Diavolo in estasi fuori tempo massimo

In una serata catalizzata dall’imminente missione impossibile di Galliani, quella di riportare a Milanello l’unico in grado di restituire l’entusiasmo dei bei tempi al popolo rossonero, al Meazza gli undici di Filippo Inzaghi hanno tirato fuori dal cilindro quello che durante l’anno si è visto a singhiozzo. Finalmente un po’ di coesione, manifesta specialmente dopo l’ingenua espulsione di Zaccardo, e poche sbavature individuali, malgrado l’inferiorità. Nulla di eclatante, sia chiaro, ma sono proprio la semplicità e l’umiltà ad essere mancate a questo gruppo in tutto l’arco stagionale.

Contro il Torino, stremato da un percorso che ha visto l’apice della crescita granata nella lunga notte di Bilbao, si è messo in evidenza l’olandese Van Ginkel, forse uno tra i pochi in prestito che sta insinuando ancora qualche dubbio alla dirigenza sull’eventualità di proseguire un altro anno. Con un centrocampo di altro livello anche l’ex Vitesse avrebbe probabilmente reso di più dall’inizio. Bene Honda, che ha ritrovato la condizione dell’irripetibile avvio di campionato, e benissimo El Shaarawy. Se il Milan vuole riedificare deve partire da fondamenta solide. Caratterialmente c’è tanto da lavorare, non solo su di lui. È indubbio che gli atteggiamenti siano stati uno dei talloni d’Achille del Diavolo, ma le due stilettate di ieri hanno anche detto che il Faraone non ha perso i suoi colpi. La stagione rimane da censurare, ma il bicchiere dei rossoneri non è completamente vuoto.