2015
Ancelotti al Milan: rinascita societaria o bluff mediatico? Ecco la verità
“To be, or not to be” (“Essere, o non essere”) questo era il dilemma dell’Amleto di William Shakespeare. E lo stesso quesito se lo porranno gli addetti ai lavori in Via Aldo Rossi, quelli che dovranno agire e decidere quale Milan far esordire la prossima stagione. Tutto dovrà partire inevitabilmente dall’allenatore, trovare una guida, un mentore, un parafulmine e un mental-coach: insomma, un leader in giacca e cravatta che dia un’identità e un gioco a questa squadra. Il nome che più si sposerebbe alle esigenze del Milan è proprio quello di Carlo Ancelotti.
Ancelotti SI. Osannato e desiderato dal duo Galliani-Berlusconi, sarebbe il primo segnale della rinascita rossonera. Per convincere il trionfatore di Reggiolo, infatti, la società metterebbe a disposizione un budget per il mercato “mostre” (si parla di 110 milioni di euro): ergo rifondazione, top player e dignità riacquistata agli occhi dei tifosi. Un modo per rilanciare il Milan, un modo per lasciare il calcio da vincente.
Ancelotti NO. Sono molteplici i motivi per cui Ancelotti non dovrebbe accettare l’incarico. A favore di questa tesi, non possono passare sotto banco le dichiarazioni dei tempi di Madrid: “Credo che tutti gli allenatori italiani abbiano il desiderio e il sogno di allenare la Nazionale e vale anche per me”. E considerando la scadenza del contratto di Conte nel 2016, l’anno sabbatico cadrebbe ad hoc. In secondo luogo vi sono le parole di Khedira e della moglie di Ancelotti, che sottolineano la voglia del tecnico di riposarsi per una stagione e quella di non imbarcarsi in nuove avventure (a maggior ragione se rischiose). In terzo luogo, nel mondo del calcio, il detto “al cuor non si comanda”, ha sempre portato male: Sacchi e Capello docent. E in casa Milan i grandi ritorni sono sempre stati una tortura sentimentale. Last but not the least (per ultimo ma ugualmente importante), la propaganda politica. Lo affermano con certezza le malelingue, che valutano le dichiarazioni di Berlusconi e Galliani su Ancelotti, come un mezzo per favorire la campagna elettorale del partito del presidente.
La situazione attuale è quella appena descritta e la rifondazione del Milan passa dalla firma sul contratto di Carlo Ancelotti. Mercoledì i tifosi rossoneri sapranno cosa aspettarsi nella prossima stagione, chissà, invece, se a Milanello i massimi dirigenti continueranno con l’Amletico dilemma: “se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine?”Lasciarsi andare o reagire? Questo è il problema.