2014
Berlusconi e le due punte, un feeling mai sbocciato
Il Milan e le due punte. Il desiderio del presidente Berlusconi. Modulo a due punte che però mai come adesso risulta inutilizzabile considerato il gioco che Inzaghi predilige sugli esterni e la presenza di giocatori nel reparto offensivo che agiscono prevalentemente nel ruolo di mezzapunta nel più adottato 4-2-3-1, dietro ad un’unica punta (se così lo si può definire) come Fernando Torres.
Si sa che la storia dei due attaccanti voluta dal presidente rossonero è una storia di vecchia data e come non ricordare un’uscita pubblica molto famosa su questo argomento che lo stesso Berlusconi fece in occasione del derby della rimonta Milan-Inter del febbraio 2004 terminato sul punteggio di 3-2 in favore degli uomini di Ancelotti. Da allora il tormentone si è prolungato rendendosi d’attualità anche oggi ma c’è da sottolineare che non solo il modulo utilizzato da Inzaghi ma anche gli altri moduli visti in questi anni e adottati dagli altri allenatori spesso non hanno visto le due punte giocare insieme, eccezion fatta per Allegri il quale specialmente nell’anno dello scudetto ha trovato in Ibrahimovic e Pato (alternato con Robinho), supportati a loro volta da Boateng, dei giocatori in grado di far vincere gli ultimi trofei degni di nota assecondando a loro volta la volontà del presidente.
Partendo proprio dal periodo di Ancelotti, il tecnico emiliano amava mettere in campo il suo tanto caro “albero di Natale” con due trequartisti dello spessore di Kakà e Seedorf e Shevchenko o Inzaghi terminali offensivi ideali. L’ucraino e l’attuale tecnico rossonero furono infatti più che decisivi nelle vittorie dello scudetto del 2004 e nella finale di Champions ad Atene del 2007.
Finita l’era ancelottiana subentra Leonardo. Non sboccia assolutamente il feeling tra il brasiliano e il presidente Berlusconi poichè le punte utilizzate da Leonardo erano il doppio di quelle sognate dal presidente. Il modulo 4-2-4 per non chiamarlo 4-2-fantasia da sacrificare anche delle prime punte sulla fascia (con tanto di battute, al suo solito, del presidente: “Vedere Huntelaar sulla fascia era una spina nel fianco”) portò all’addio con l’ex segretario di Fondazione Milan a fine stagione.
Passando ad Allegri, le cui scelte del tecnico livornese hanno comunque fatto discutere spesso anch’esse, si arriva ai giorni nostri e al modulo recente. Il 4-2-3-1 è il marchio di fabbrica sia di Clarence Seedorf, sia di Filippo Inzaghi, a volte variabile in un 4-3-3. Come sopra riportato, sono diversi gli elementi che giostrano sulla trequarti di campo nel Milan di adesso, i vari Honda, El Shaarawy, Bonaventura, lo stesso Menez non sembrano per niente adatti per giocare in uno schema con le due punte. Fermo restando che punte vere e proprie nell’organico milanista non ce ne sono e qui c’è da mettersi le mani nei capelli. Inutile che il massimo dirigente del club insiste con la sua proposta perchè il problema sta tutto nella mancanza grave di attaccanti: gli unici “tali” sarebbero Torres e Pazzini, il primo già definito come un acquisto sbagliato, il secondo in partenza verso nuovi lidi. Sempre se Niang e Mastour non vengano rivalorizzati, solo che anche il francese è in partenza a gennaio e il giovane Hachim non lo si può certo pretendere titolare, al massimo fargli giocare gradualmente qualche spezzone di partita…
La soluzione migliore in questi casi è tentare qualche nuova opzione in casa, magari provando ad affiancare i sentitissimi Menez e Torres e cambiare un po’ le carte in tavola. Prima però bisogna vedere come si amalgamano certi elementi tra di loro e nei mercati prossimi a venire qualche piccolo rinforzo all’attacco non sarebbe male.