Ambrosini: «Vi racconto tutte le emozioni del 2007 contro lo United»
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Ambrosini: «Vi racconto tutte le emozioni del 2007 contro lo United»

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Ambrosini ha raccontato tutti i retroscena della partita contro il Manchester United del 2007 e augurandosi lo stesso esito anche domani

Intervenuto al canale ufficiale Twitch del Milan, Massimo Ambrosini ha raccontato gli aneddoti legati alla semifinale col Manchester del 2007 e analizzando anche il momento dei rossoneri alla viglia del ritorno degli ottavi di finale di Europa League:

SULLA PARTITA DEL 2007: «Stavo guardando ora la replica della partita di ritorno del 2007. Quando ci intervistano a volte diciamo anche cose non vere o banalità, ma spero mi crediate se vi dico che non capita spesso nella vita di un calciatore fare delle partite del genere, in quel contesto, in quelle situazioni».

SULLE SUE EMOZIONI: «San Siro l’abbiamo vissuto tutti tante volte, ma ci sono serate in cui è particolarmente speciale. La gente era molto carica, era difficile per gli altri giocare lì quella sera».

SULLA GARA DI DOMANI: «Secondo me la cosa principale che ha fatto pioli è far capire alla squadra è che non c’è il vantaggio. Noi nel 2007 siamo partito con uno svantaggio e quello è stata una molla che ci ha fatto scattare qualcosa. Mi auguro che il Milan domani non faccia l’errore opposto domani, speculando sulla partita. Ma so che non sarà così perché il Milan è costruita per giocare e non speculare. Il Manchester è forte ma va in difficoltà se giochi a calcio, e sono sicuro che domani il Milan lo farà come l’ha fatto all’andata».

SULLE INSIDIE: «Bisogna stare attenti a Rashford, può creare problemi come Bruno F. Il Manchester farà la partita dell’andata. Deve segnare ma può farlo in qualsiasi momento, dubito che inizino all’arrambaggio. Mi aspetto una partita equilibrata, il Manchester è una squadra che riparte più che impone. Il risultato dell’andata non gli stravolge il paino partita ma avrà ancora più rispetto del Milan perché nei primi 45 l’hanno vista poco. Cercheranno di punire con le ripartenze, il Milan dovrà stare attento quando ha il pallone. Quando lo perderà dovrà stare attento alle ripartenze del Manchester».

SU KESSIE’: «Secondo me va messo l’accento sulla qualità tecnica e sul modo di stare in campo, dal punto di vista fisico è evidente il suo strapotere. È migliorato nella continuità nella prestazione e nella capacità di fare la cosa giusta al momento giusto. La squadra si appoggia su di lui, il ruolo di leader se l’è preso lentamente e non l’ha più lasciato. Si vede che è un punto di riferimento. La crescita è stata esponenziale, ma che il giocatore fosse di livello si era già capito».

SU BENNACER: «È mancato tanto, si completava bene con Kessie. Aveva dinamismo, tecnica, avevano capito come dividersi i compiti. Tonali ha avuto problemini fisici e di riferimento, Meite all’inizio non ha fatto bene ma ora sono in crescita. Ora non bisogna pensare che Bennacer dopo tanta assenza possa ripartire come aveva finito. La partita di domani consegna al Milan un calendario ancora fitto di impegno, le rotazioni saranno importanti».

TONALI E I COMPLIMENTI A KESSIE’: «Mi capitava la stessa cosa con Rino, all’inizio eravamo quasi l’uno l’alternativa dell’altro. Quando la squadra girava a mille lui era il titolare e io la riserva, ma abbiamo giocato insieme tante volte. Era molto abile ad aiutarti e a capire qual era il momento in cui eri in difficoltà. Capisco quindi le parole di Tonali su Kessie».

SU IBRAHIMOVIC: «Ibra è un buono, fondamentalmente è un buono. Il giudizio su personaggi pubblici alcune volte è superficiale. Ci sono alcuni che sono limpidi e altri che fanno vedere solo una parte di sé. Lui si capisce però che è una persona di indole fondamentalmente buona».

SU PIPPO INZAGHI: «Per sapere tutte le sue superstizioni ci vorrebbero 7-8 ore di trasmissione. Aveva un po’ di riti e fisse che non ha mai negato di avere. Pippo era forte, vedeva prima degli altri dove finiva la palla, sono capacità che appartengono a pochi. Il famoso fiuto del gol, lui lo aveva particolarmente marcato. Quel poco che lui aveva in più se lo metti in vent’anni di carriera diventa tanto. È una cosa che hai, non si insegna. Il DNA che abbiamo è quello, quando nasci in un certo modo più di un tot non cambi. Andavamo d’accordo in mezzo al campo perché avevamo caratteristiche diverse, ci completavamo».

GOAL PREFERITO AL MILAN: «Direi quello al PSV per importanza, poi non è che ne ho fatti tanti. Ne ho fatto uno bellissimo in Coppa Italia che non ricorda nessuno, ho stoppato la palla e ho fatto gol in rovesciata di sinistro. Se non ci credete è sul mio profilo Instagram».

 

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