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Antisemitismo nel calcio: sottoscritta la dichiarazione d’intenti

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È stata sottoscritta oggi al Viminale una dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel calcio

È stata sottoscritta oggi al Viminale una dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel calcio:

Nel documento, accanto ad attività di sensibilizzazione e comunicazione sulle tematiche dell’antisemitismo – organizzazione di visite al Binario 21 e in altri “luoghi della memoria” per tesserati e tifoserie, collaborazioni con media e social network – sono previste azioni concrete, tra le quali l’inserimento nel codice etico delle società di un riferimento esplicito alla definizione di antisemitismo elaborata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), l’impegno a non assegnare ai giocatori la maglia con il numero “88”, l’interruzione della partita al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita, il rigoroso rispetto dell’assegnazione nominale del posto negli stadi.

«È la finalizzazione di un obiettivo che ci siamo posti alcune settimane fa e che, accanto ad un evidente valore simbolico, riveste anche grande concretezza – ha sottolineato il Ministero dell’Interno, Matteo Piantedosi -. È la prosecuzione di un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso anche su sollecitazione dello stesso mondo dello sport. Una risposta adeguata ed efficace a un intollerabile pregiudizio che, ancora troppo spesso, si manifesta nei nostri stadi. L’antisemitismo va combattuto con forza, insieme a tutto ciò che esclude, disprezza e discrimina ogni essere umano, ogni gruppo sociale, ogni minoranza. La dichiarazione d’intenti firmata oggi rappresenta solo il primo passo di una più ampia strategia che si tradurrà in un nuovo documento sulla prevenzione e il contrasto di tutte le forme di razzismo e discriminazione nello sport»

«»La firma odierna della “Dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel calcio” è un ulteriore passo avanti che concretizza gli impegni presi dal nostro Governo sul tema del contrasto alle discriminazioni in ambito sportivo, definendo la linea di azione fortemente voluta da tutte le parti firmatarie – le parole del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi -. Lo sport è una difesa immunitaria sociale e individuale e come tale va rafforzato anche dal punto di vista educativo e formativo, affermando con concretezza e pragmatismo la supremazia del Rispetto, in tutte le sue forme. Con questo protocollo rilanciamo l’impegno contro l’antisemitismo nel calcio, che allargheremo a tutte le altre discipline sportive e alle varie forme di discriminazione, attraverso tredici punti che costituiscono l’architettura delle azioni che attueremo in collaborazione con tutti i portatori d’interesse, tifosi inclusi, partendo dalla prevenzione e dando maggiore concretezza al contrasto di comportamenti e linguaggi discriminatori. Auspichiamo, quindi, un’ulteriore e diffusa assunzione di responsabilità, sistemica e sistematica, che sia coerente con i valori dello sport che vanno promossi, tutelati e interpretati, coerentemente»

«Con la sottoscrizione oggi della dichiarazione d’intenti è stato conseguito un importante risultato nella lotta all’antisemitismo – ha spiegato il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Giuseppe Pecoraro -. Risultato che potrà essere ancor più efficace e rilevante grazie all’applicazione che ne verrà data dalla Federazione e dalle Leghe e se le società sportive ne condivideranno in pieno lo spirito»

«Il mondo del calcio è unito nel contrasto all’antisemitismo e a ogni forma di discriminazione – ha dichiarato il Presidente della FIGC, Gabriele Gravina -. Con questa dichiarazione d’intenti ribadiamo, ancora una volta, come il nostro sport debba essere sempre più inclusivo e, allo stesso tempo, uno straordinario veicolo di messaggi positivi. Grazie ai suoi valori più profondi e alla sua eccezionale forza comunicativa, il calcio si offre strumento di coscienza civica per educare all’accoglienza e al rispetto. Su queste tematiche non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio, anch’esso ferito e danneggiato da comportamenti discriminatori, ha un riflesso diretto sulla società italiana»

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