Antonini: "Potevo chiudere la carriera al Milan. A Genova ricordo un giorno" - Milan News 24
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2015

Antonini: “Potevo chiudere la carriera al Milan. A Genova ricordo un giorno”

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L’ex di Milan e Genoa, Luca Antonini, oggi all’Ascoli in Lega Pro, si è raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com:

“Ricordo quando avevo sei anni e mezzo, avevo da poco cominciato a giocare e mio nonno Remo mi portava sempre agli allenamenti con la sua bici. Lui e quella bici li porterò sempre dentro di me. Mio nonno da lassù mi guarda ogni istante, è il mio punto di riferimento. Me lo sono tatuato sul cuore, insieme alla sua inseparabile bicicletta. Quante avventure insieme”.

Sulle suggestioni di mercato estive: “In estate avevo anche altre proposte da tre club di Serie A e diversi di B. Uno in particolare, il Livorno. Era praticamente fatta, poi è arrivato la chiamata dell’Ascoli. Mi sono bastati quindici minuti di telefonata con il direttore sportivo Marroccu. Mi ha convinto il progetto, le ambizioni e poi quella fascia di capitano. La dimostrazione chiara di quanto credono in me. L’obiettivo? Portare l’Ascoli in A. Ora, però, pensiamo al presente. La priorità, quest’anno, è salvarci il prima possibile. Qui è tutto molto bello, ho ritrovato il sorriso”.

Sull’esperienza di Genova: “I tifosi del Genoa mi vogliono ancora bene e anch’io ne voglio tanto a loro. Ho tantissimi ricordi fantastici sia della squadra che della città. Ricordo quel giorno che Genova fu colpita dall’alluvione. Il mister ci aveva dato tre giorni liberi e io dovevo andare a casa dei miei, a Milano. Prima di partire, accendo la tv, vedo quelle tristi immagini, mi si stringe il cuore. Decido di non partire più. Mi metto un paio di stivali, chiamo mia moglie e andiamo in centro ad aiutare gli altri ragazzi a spalare il fango. Davvero una grande emozione. Il Genoa e la sua tifoseria mi sono rimaste nel cuore. Ogni volta che entravamo in campo per il riscaldamento, mi tremavano le gambe dall’emozione. Loro mi hanno dato tanto, ma credo che anch’io ho dato tanto a loro. Sono ancora in contatto con Diego Perotti. Mi dice sempre che in rossoblù è felicissimo”.

E poi c’è la ricca parentesi Milan: “Dico sempre che nella mia vita calcistica ho avuto tre fortune: essere un tifoso del Milan, giocarci e vincere. In rossonero ho vinto un campionato e una Supercoppa. Per me è stato il massimo, sognavo fin da bambino di indossare quella maglia. Ringrazierò a vita Ancelotti per avermi riportato a casa e Leonardo per avermi dato la possibilità di giocare con continuità. Per me Leo è come un fratello maggiore, una persona splendida. Con Allegri le cose sono cambiate, ma non c’è stato mai nessun problema. Ho giocato pochissimo, ci sta. Lui era l’allenatore e faceva le scelte che riteneva più opportune. Ho avuto anche un’altra fortuna: giocare con tre fenomeni. Ibrahimovic, Maldini e Kakà. Con Riky ci sentiamo spesso, abbiamo un bel rapporto. Ibra è un fenomeno, un vincente nato. All’interno dello spogliatoio è molto simpatico, però se non vince si arrabbia, sempre. Anche durante le partitelle di allenamento.

Rimpianti? Ne ho due, ai quali ripenso spesso. Quel gol di Muntari contro la Juventus, che molto probabilmente ci avrebbe permesso di vincere un altro scudetto e il fatto che nessuno, a parte Berlusconi, abbia voluto trattenermi. Avrei finito al Milan la mia carriera”.

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