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BACCA: un placebo chiamato gol

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54 presenze e 24 reti solo in campionato non posso bastare. Il rapporto tra Carlos Bacca ed il tifo è sempre stato gioie e dolori. Il supporter rossonero è pretenzioso, ha la puzza sotto il naso, è abituato ad ostriche e champagne e cene di gala. Non perdona. Ne sono consapevoli tanti campioni del passato, malamente assaliti sotto i fischi, tra i quali anche Manuel Rui Costa nei primi mesi rossoneri in cui faticava a scrollarsi di dosso il passato viola, figuriamoci se i gruppi organizzati si spaventano di un pescatore colombiano. Per la verità l’ex Siviglia non è mai stato contestato (e ci mancherebbe), tuttavia i mugugni negli ultimi tempi non sono mancati. Le critiche rivolte a Carlos Bacca sono sempre le stesse e diventano sempre piú dure: non tiene un pallone neanche a farlo apposta, non fa salire la squadra, non gioca con i compagni e non ha visione di gioco. Zero. Sì sotto porta è un fenomeno, ma con i piedi non è all’altezza. A gravare sull’idea degli “antibacchiani” c’è l’ombra rocciosa di Gianluca Lapadula. L’ex Pescara corre, lotta, ha fame, mangia l’erba di San Siro e spaventa gli avversari anche spalle alla porta. E non manca di freddezza nell’area piccola. Perché dovrebbe giocare Bacca? Forse un po’ se lo chiede anche Vincenzo Montella. Gli occhi dell’allenatore rossonero per il colombiano non sono mai stati dolci e di certo la sua estate non sarebbe stata rovinata da una telefonata di Galliani che annunciava il trasferimento del “Peluca” al West-Ham. Poco utile alla sua idea di gioco, troppo fisso là davanti, poco partecipe alla manovra. L’infortunio di Novembre, le panchine, i gol di Lapadula, l’errore clamoroso in Supercoppa in una delle sue specialitá ed in uno dei suoi habitat naturali, l’area piccola, fanno pensare male: se ne andrà? Eppure ci sono 24 reti in 54 presenze di campionato con la maglia del Milan dalla sua che gridano: LAPADULA CHI? E come dargli torto.

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