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Baggio: «La scomparsa di Paolo è la fine del nostro calcio»

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Baggio ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui ha ricordato Paolo Rossi. Ecco le sue dichiarazioni in merito al centravanti azzurro

Baggio ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui ha ricordato Paolo Rossi. Ecco le sue dichiarazioni in merito al centravanti azzurro.

AMICIZIA – «Quando penso a chi mi ha insegnato a rialzarmi dai burroni della vita penso a Paolo. E anche lui mi ha confidato di aver pensato spesso a me. Il successo e le vittorie sono solo attimi di tregua dentro una resistenza umana cementata dalla capacità di non cedere al dolore».

IL RICORDO PIU’ BELLO – «Luglio 1982. Avevo 15 anni e dopo la vittoria, con Pablito capocannoniere ed eroe di quel trionfo, sono venuto con gli amici a fare festa a Vicenza, in Corso Palladio. Penso che quella notte ho deciso che avrei provato a diventare come lui. Non mi seduceva la gloria, piuttosto l’amore speciale che la gente provava per lui».

PALLONI D’ORO – «Resta un mistero unico al mondo. Ne abbiamo riso spesso con Paolo: abbiamo concluso che il segreto è la familiarità, che qui viene prima della popolarità. Abbiamo potuto restare semplici, conservare gli amici, avere una famiglia, sentirci sempre a casa, tenere la giusta dimensione. Il Pallone d’oro si vince se non si smette il dialetto».

COSA RAPPRESENTA LA SUA MORTE? – «La fine di quel nostro calcio. Il congedo fisico dall’amico che più mi ha ispirato. Non parlo dei trionfi pubblici, penso agli angoli bui della vita autentica. È l’umanità a fare la differenza».

IL RIGORE A USA ’94 – «Paolo è stato un uomo molto intelligente. Sapeva che io, dopo 26 anni, quando vado a letto tante volte penso ancora a quel rigore. Fin da bambino sognavo di giocare una finale Italia-Brasile. La sorte me l’ha offerta, concedendomi però solo l’impercettibile confine tra la felicità e la disperazione. Paolo è stato un fratello: non c’era bisogno di parole per spiegare le ragioni di un evento atroce e decisivo».

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