HANNO DETTO
Belgio, Di Rupo: «Se dovessimo perdere poi saprei per chi tifare»
Elio Di Rupo è stato primo ministro del Belgio dal dicembre 2011 all’ottobre 2014. Di origini italiane, le sue parole prima della sfida
Elio Di Rupo è stato primo ministro del Belgio dal dicembre 2011 all’ottobre 2014. Di origini italiane, le sue parole prima della sfida di venerdì.
DOVE GUARDARLA- «Allo stadio! Andrò a Monaco, è un momento decisivo della competizione. Un confronto tra due squadre forti che possono puntare al titolo. Farò un viaggiolampo, ma non posso mancare anche perché sono affezionato all’Italia».
LE PIACE IL CALCIO- «Mi piace, anche se non sono tifoso di una squadra di club. Credo che il bello di essere tifoso sia anche dedicare un po’ del tempo libero alla propria società, ma io ne ho poco. Non sono nemmeno un esperto, però guardo volentieri le partite».
GIOCATORI PREFERITI- «Nell’Italia apprezzo il lavoro delle tre punte: Chiesa, Immobile e Insigne. Nel Belgio, invece, le stelle sono De Bruyne, i fratelli Hazard, Lukaku. Ma è la squadra che conta davvero, più delle individualità. E’ l’insegnamento più bello del calcio. I campioni non bastano. Pensiamo al Portogallo: Ronaldo non ha potuto evitare l’eliminazione. O alla Francia, che ha perso con la Svizzera nonostante tutti i suoi fuoriclasse. Il calcio è un gioco collettivo, in cui sono fondamentali il rispetto per i compagni e gli avversari».
GOAL CON MERTENS E LUKAKU- «Era inevitabile: il calcio italiano ha sempre avuto molto appeal per i giocatori belgi e non solo. Tutti i calciatori più bravi sognano di essere acquistati dai club storici della Serie A. E adesso in Italia le cose sono cambiate, si gioca meglio. Lo dimostra anche la Nazionale: è finito il tempo del catenaccio, che era noioso anche se efficace. Ora c’è un calcio aperto, diretto. Più simpatico».
GRANDE ATTESA- «Moltissima, esattamente come in Italia. Ormai il calcio è lo sport più popolare, ha superato il ciclismo che si corre solo per un certo periodo dell’anno. In Belgio quando gioca la nazionale, le strade sono vuote e tutti si piazzano davanti alla televisione. Ma
anche la partita tra Francia e Svizzera è stata molto seguita e dopo i rigori è esplosa la festa perché quasi tutti i belgi tifavano contro i francesi».
PRIMI NON A CASO- «La nostra è una bella squadra, matura. Ma non conta il ranking: conta solo quello che dimostri sul campo volta per volta. Contro la Danimarca, ad esempio, il primo tempo non è stato buono, il Belgio sembrava bloccato. Poi si è sciolto, a dimostrazione che la differenza la fa anche e soprattutto la testa. Come ha confermato la Svizzera».
EVENTUALE SCONFITTA- «Male. Qui tutti vivono per la nazionale. Siamo arrivati spesso vicino a una vittoria importante, ma non l’abbiamo mai centrata».
RAPPORTO CON L’ITALIA- «Bellissimo. Vado spesso a Roma per gli impegni politici, ma anche in Abruzzo, nella zona da cui partì la mia famiglia. Ecco perché, se venerdì il Belgio dovesse perdere, sa già per chi comincerei a tifare all’Europeo…»