Boateng, il Milan e gli amari ritorni - Milan News 24
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2015

Boateng, il Milan e gli amari ritorni

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Kevin Prince Boateng, uno dei protagonisti dello scudetto del 2010/11, è pronto a tornare a vestire la maglia rossonera in gare ufficiali. Da gennaio tutto questo sarà realtà. Ma è solo l’ennesimo a iscriversi a un registro che di ritorni tutt’altro che eccellenti in casa Milan.

Nell’era Berlusconi il tema del “figliol prodigo” spesso l’ha fatta da padrone. Il primo celebre è quello di Aldo Serena nel 1991/92. E’ vero, il suo nome si lega più all’Inter e alla Juventus, ma lui fu uno degli artefici della seconda promozione rossonera dalla Serie B alla Serie A nel 1982/83. Torna a fine carriera, gioca poco, e finisce presto nel dimenticatoio. Ma ci può stare: in quel Milan ci sono già Van Basten e Gullit.

Già, proprio Gullit. Anche lui lascia nel 1993/94 per passare alla Sampdoria e poi ritorna nel 1994/95. Il gol in Supercoppa Italiana proprio contro i blucerchiati carica i tifosi, ma stavolta l’olandese è l’ombra di sé stesso; va via già a gennaio. Una delusione se si pensa ai suoi exploit con Sacchi e Capello in panchina.

Avete detto panchina? Avete detto Sacchi e Capello? Leggendari sì, ma anche loro non sono scampati alla “dura legge del (non) ritorno”. Il primo subentra a Tabarez nel 1996/97, ma fa chiudere il Milan nella peggior posizione di sempre dell’era Berlusconi: undicesimo. L’altro arriva l’anno dopo fresco di scudetto col Real Madrid, ma ottiene solo una posizione in più e perde in modo clamoroso la finale di Coppa Italia.

Nel 1998/99 tocca a Donadoni, e torniamo a parlare di giocatori. Stagione anonima se si pensa al suo glorioso passato. Per un po’ di ritorni non se ne sente neanche più l’eco. Poi ci prova nientemeno che Shevchenko, il secondo più grande goleador di sempre rossonero. L’ucraino aveva lasciato alla vigilia del 2006/07, per poi tornare nel 2008/09 dopo l’esperienza al Chelsea. Ritorno negativo.

Infine tocca a Kakà nel 2013/14. Segna di più, va un po’ meglio dei predecessori, ma a conti fatti anche lui “toppa”. Per non dire di Balotelli, tornato questa estate e fermo ai box da mesi per via della pubalgia. Sarà forse anche per questo che Ancelotti non ne ha voluto sapere a giugno di rimettere piede su quella panchina?

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