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Boban: «Il derby del 6-0 è stato pazzesco. Sarà un’emozione diversa ora»
Boban davanti i microfoni di Milan Tv spiega cosa significhi per lui il derby e le emozioni ci sono dietro, sia da calciatori che dirigente
Zvonimir Boban ha appena terminato un’interessante intervista pre-derby dinnanzi i microfoni e le telecamere di Milan Tv. Il nuovo Chief Football Officer rossonero ha avuto quindi l’occasione di poter raccontare ai tantissimi tifosi milanisti, connessi all’app del telefono ufficiale del Milan, cosa significhi per lui il derby di Milano contro l’Inter sia quando era calciatore sia ora che è diventato un dirigente.
Com’è giocare e vivere un Derby?
«Quando si spiega il calcio si dice spesso che non ci sono parole per descrivere certi momenti e il Derby è sicuramente uno di questi. Se non lo hai giocato non lo capisci veramente e anche se lo hai giocato non riesci a descrivere la forza, la passione e anche la pressione che accompagna questa partita. Poi se hai coraggio, se hai personalità, appena tocchi il primo pallone sparisce tutto, come avviene sempre nel calcio. Comunque la vigilia del Derby è diversa rispetto a tutte le altre partite, in cui tante volte devi cercare le motivazioni extra, in questa è quasi l’opposto: devi cercare di rilassarti perché sennò rischi di essere travolto dalle emozioni. È un Derby unico al mondo tra due società che si rispettano ma che hanno una rivalità incredibile, storica e bellissima».
Qual è il Derby che ti è rimasto nel cuore?
«Il Derby del 6-0 è stato pazzesco. Ci fu anche un 5-0 in Coppa Italia ma non è la stessa cosa. Abbiamo avuto anche delle sconfitte, ma le vittorie ti danno grande emozione, sono quelle che si vogliono sempre ricordare. Poi, personalmente, ricordo un gol abbastanza strano che ho fatto, ma divertente, rubando il tempo a Frey che era il portiere dell’Inter. Sono legato a quel gol perché è stato uno di quelli in cui ho dovuto pensare molto velocemente a come rubare il tempo agli avversari in maniera improvvisa, di esterno».
Il rapporto Boban-tifosi?
«Sinceramente non ho mai pensato al mio rapporto coi tifosi del Milan durante i Derby. Ho sempre pensato al mio rapporto con la maglia rossonera, che poi ovviamente i tifosi valutano, e per quello che potevo dare, e i tifosi valutano anche questo. Quindi io non ho mai pensato al mio rapporto coi tifosi, sta a loro valutare com’ero come persona, come calciatore. Vedere però quelle scritte, quelle creatività, quelle coreografie, soprattutto da parte dei nostri tifosi che sono più creativi, mi divertivano tanto».
Quello di sabato sarà il tuo primo Derby in veste da dirigente, sei emozionato?
«Da dirigente è il primo Derby e sarà una emozione diversa ma comunque è sempre diversa in ogni Derby. Al termine della partita precedente al Derby si inizia a parlarne e a viverlo. Milano è una città che vive il Derby in maniera pazzesca, ognuno lo vive, anche chi non è interessato al calcio quando c’è il Derby lo vive come se fosse innamorato del calcio sempre e completamente. Da dirigente è diverso rispetto che da calciatore e sinceramente cerco di essere calmo e di vedere le cose con logica calcistica per migliorare tutti insieme».