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Boban: «Orgoglioso del mio lavoro al Milan. Ibra è un fenomeno e ha cambiato tutto»

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L’ex dirigente rossonero Zvonimir Boban ha parlato nuovamente della breve parentesi al Milan e del suo operato

Zvonimir Boban, ex dirigente rossonero, ha parlato nuovamente della breve e intensa esperienza negli uffici di via Aldo Rossi. Queste le sue parole in esclusiva al ‘Corriere del Ticino’:

Il Milan post lockdown non ha praticamente sbagliato un colpo e mister Pioli si è guadagnato la conferma: il rendimento dei rossoneri l’ha sorpresa?

«Il Milan ha avuto bisogno di due giocatori di esperienza e di un po’ di tempo. Le scelte che avevamo fatto a suo tempo adesso sono state capite. E il nostro operato rivalutato. Ecco, sono davvero orgoglioso di questo. Il Milan adesso ha la base per tornare ai vertici e a quello che deve essere: una società vincente e di assoluto livello».

Lei aveva lasciato la dirigenza del Milan e il ruolo di Chief Football Officer perché in contrasto con il possibile arrivo di Ralf Ragnick. Adesso è facile dire che aveva ragione lei, ma almeno qualcuno si è scusato?

«Non importa, è importante piuttosto che la squadra che abbiamo costruito prometta un futuro migliore rispetto agli ultimi anni».

A lei si devono in particolare l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic e la scommessa (vinta) Ante Rebic: che tipo di giocatori sono e cosa hanno dato al Milan?

«Ibra è un fenomeno e con lui è cambiato tutto. Ha fatto la differenza da solo, ma al di là di questo lui migliora tutti quelli che gli stanno attorno. Come fa? Beh, è intelligentissimo: vede il gioco prima degli altri. Rebic, per contro, ha fatto cose straordinarie dopo aver ingiustamente sofferto all’inizio della sua avventura. Siamo rimasti tutti sorpresi dai miglioramenti fatti e dalla continuità di rendimento ad altissimo livello. Parliamo pur sempre di un vicecampione del mondo, un giocatore di esperienza e carattere».

Quanto manca a questa società e a questa squadra per arrivare ai livelli del Milan di Berlusconi? 

«Non è giusto fare paragoni, ma credo che per essere competitivi e forse vincenti serva ancora un 30-40%».

Per lei è stato più difficile dire addio al Milan da calciatore o, pochi mesi fa, da dirigente? 

«Ovviamente da giocatore, quelle emozioni sono irripetibili. Io amo anche l’ufficio, ma il magico quadrato verde è un’altra cosa. Ed è normale sia così».

Ritiene sia più probabile un suo rientro in rossonero oppure un ritorno alla FIFA?

«Ora mi godo la mia Croazia e la famiglia. Vedremo dopo il come e il dove».

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