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Editoriali

Bonucci sbaglia ma non è un brocco, il passato non mente

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Ripercorriamo l’evoluzione tattica e tecnica di Bonucci. Il giocatore ha imparato a giocare in qualsiasi tipo di difesa, ora tocca a Montella

Partiamo dalle origini. Nella Berretti della Viterbese Leonardo Bonucci giocava da centrocampista centrale. Buona tecnica in mezzo al campo, fisico longilineo ed ottime doti caratteriali. Nella stagione 2004/2005 l’allenatore Carlo Perrone decide di schierarlo in difesa ponendo le basi per la successiva crescita del giocatore. In poco tempo Bonucci si adatta al nuovo ruolo senza tuttavia rinunciare alle proprie caratteristiche da regista arretrato.

Da qui le prime conclusione: l’attuale capitano del Milan non ha avuto una formazione calcistica da stopper vecchio stampo, aa questo nulla toglie al valore del giocatore. Anzi, semmai, osservando il modo di giocare di Piqué, Mascherano, Thiago Silva, David Luiz e molti altri, si comprende come la rivoluzione tattica di Pep Guardiola ha cambiato i gusti tattici in merito allo schieramento difensivo.

CAPITOLO II – Bonucci passa alla Primavera dell’Inter dove si mette in mostra fino a quando Roberto Mancini decide di farlo esordire nel 2006. In prima squadra non troverà praticamante mai spazio perché in nerazzurri dispongono di una corazzata che vincerà trofei nazionali e internazionali per un lustro. Il difensore si allena con i grandi e matura esperienza, lavora con Ventura al Pisa. Poi il passaggio alla Juve che dal 2011/2012 ha Conte in panchina.

DIFESA A TRE – Antonio Conte capisce che la propria difesa ha dei limiti: Chiellini è un ex terzino sinistro di spinta ma con grandi doti da marcatore, Barzagli è il più esperto e va rilanciato, Bonucci rende di più in una difesa a 3. Inizialmente Conte fa fuori proprio Bonucci e gioca con la difesa a 4, poi ha la trovata geniale: a tre dietro per formare la BBC. Leo migliora velocemente e diventa in un paio d’anni uno dei migliori difensori al mondo.

NON SOLO A TRE – Ciò che forse si dimentica è che il rossonero ha anche imparato a giocare a 4. Quando Massimiliano Allegri arriva alla Juve non può cambiare il modulo. Squadra che vince non si cambia. Nella stagione 2014/2015 Bonucci compie il grande salto di qualità della sua carriera, ovvero si adatta a qualsiasi assetto difensivo con lo stesso rendimento. Allegri riesce a plasmare la squadra a propria immagine abbandonando gli schemi dell’allenatore precedente. Come giustamente ricordato dal giocatore nell’ultima conferenza stampa, la Juventus finalista due volte in Champions negli ultimi anni ha dimostrato di rendere al massimo (soprattutto in Europa) con il 4-2-3-1.

ORA MONTELLA – Il passaggio di Bonucci al Milan non era stato preventivato. Vero. Ma difficilmente un giocatore di quell’esperienza può rappresentare un problema per una squadra. Montella dispone di un’ottima difesa, buoni terzini e un’ampia gamma di moduli adottabili. I quattro centrali (escludendo Paletta e Gomez) a disposizione sono inferiori individualmente forse solo alla Juventus e sono molto duttili tatticamente.

Rimangono i fatti: 8 reti subìte nelle prime 6 giornate sono decisamente troppe per una squadra che punta alla Champions League. Montella decida un modulo, dimentichi stampa e tifosi, dimentichi eventuali malumori dei giocatori, dia un modulo alla squadra. Bonucci con 8 milioni all’anno di stipendio si adeguerà. E con il capitano tutti gli altri.

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