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Bremer: «Sono pronto a confrontarmi con tutti gli attaccanti»

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Gleison Bremer, obiettivo di mercato del Milan, si è raccontato in una lunga intervista ai canali ufficiali del Torino

Gleison Bremer, difensore del Torino, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club granata.

TORINO – «Il direttore sportivo Gianluca Petrachi mi voleva davvero. Mi ha detto che sarei cresciuto tanto, era il momento giusto e ho accettato».

DAL BRASILE ALL’ITALIA – «Il calcio italiano è molto interessante. Mi avevano detto che l’Italia è la miglior palestra per un difensore: a distanza di tempo dico che aveva ragione. La Serie A è il top per un difensore».

ULTIMI ANNI – «Mi sono concentrato sull’apprendere la lingua perché devi capire. La tattica poi l’apprendi. Mazzarri mi ha dato una grossa mano. Vuole la marcatura a uomo che in Brasile non esiste, mi diceva sempre che in area si deve marcare e bisogna mettersi bene con il corpo. E poi il suo collaboratore Claudio Nitti mi diceva che non giocavo il pallone velocemente. Mi ha fatto migliorare tanto e mi sono fermato spesso al Filadelfia per apprendere i segreti».

ATTESA – «Sì, Mazzarri mi diceva sempre di avere pazienza. Io volevo giocare, ma lui mi diceva di aspettare. Aveva ragione lui perché ho seminato tanto e ora sto raccogliendo».

CAPITANO – «Per me è un grande onore vestire la fascia. Il capitano è Belotti, ma è tanta roba mettere la fascia. Ogni tanto penso: il primo anno qui non giocavo mai, ora dopo quattro anni sono diventato il secondo o terzo capitano. Si tratta di un grandissimo onore».

SIRIGU – «Lui è stato bravissimo con me. Sempre dopo l’allenamento andavamo in palestra per allenarci. E mi tranquillizzava perché aveva visto che non mi ero montato la testa e mi allenavo tanto».

A LIVELLO DEGLI ATTACCANTI EUROPEI – «Sì, perché sono cresciuto mentalmente e tatticamente. Sono pronto ad affrontarli, sempre».

SOGNO – «Giocare con la Nazionale. Mi sto allenando bene. Sto facendo il massimo e vorrei giocare il Mondiale in Qatar. Sto aspettando il mio momento e non voglio farmelo passare».

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