HANNO DETTO
Bucciantini a Radio Rossonera: «Vi dico la mia su Donnarumma e il Milan»
Marco Bucciantini è intervenuto a Radio Rossonera parlando di Milan, tra progetto e calciatori. Le parole del giornalista
Marco Bucciantini è intervenuto a Radio Rossonera parlando di Milan nella trasmissione Talk. Le parole del giornalista.
FISCHI A DONNARUMMA – «Il paragone tra i fischi di ieri sera e gli episodi di razzismo di qualche settimana fa non regge. Innanzitutto partiamo col dire che questo discorso ha offuscato una partita bellissima, affrontata a viso aperto da due delle 5 nazionali che giocano meglio, di sicuro le due che assomigliano di più ad un club per come sono messe in campo. Detto questo il racconto del calcio gira troppo intorno ai contratti: se n’è parlato nei 24 mesi precedenti al fatto e se ne parla ora che ne sono passati altri. Servirebbero delle regole chiare per permettere sia alle società di capire come muoversi, che per fare chiarezza per quanto riguarda i tifosi. Dobbiamo tornare a guardare e a commentare le partite, non quello che ci sta intorno. Sui fischi ho una posizione. In un paese come questo, tremendamente tifoso e fatto di tifoserie non solo nel calcio, sotto la maglia della nazionale si vede quella del club. Questi li chiamo “fischi da educazione deviata” perché questo è un paese che ci ha educato a tifare. Io sono sempre andato allo stadio a tifare, disinteressandomi dell’avversario, senza tifare contro nessuno e senza fischiare. C’è chi addirittura fischia la propria squadra quando è in crisi, che è una cosa che non concepisco proprio. Ma lo sconcio di ieri sera non sono stati i fischi a Donnarumma, bensì quelli all’inno spagnolo. Quelli sono fischi di ignoranza».
PROGETTO – «Il Milan è una squadra grande, riuscendo a diventare grande facendo le cose di squadra. Ora sta diventando anche una grande squadra, fatta di grandi giocatori che giocano insieme. Questi giocatori li ha cresciuti facendoli giocare insieme con un’idea, con delle scelte precise, con una società e con un allenatore che è stato sempre difeso anche quando poteva essere criticato. Il Milan ha comprato tanti giocatori giovani come si fa oggi, prendendoli in prestito e poi vedendo se riscattarli o meno, e li ha tenuti tutti anche senza avere delle conferme sul campo. Questo è merito di una società e di un allenatore competente: questo è progettare, difendere i giocatori che hai scelto oltre che l’allenatore come detto prima. Ha difeso Leao quando il pubblico non capiva il giocatore, ha difeso Tonali che sembrava succube del suo innamoramento per i colori della squadra, e hai fatto il contrario quando ti sei liberato di giocatori come Suso, Paquetà e Calhanoglu che pretendevano tanto e non erano utili allo sviluppo della squadra. Il Milan è una serie di scelte riuscite che hanno creato armonia tra l’anarchia e l’ordine. E’ una squadra perfettamente organizzata eppure straordinariamente spontanea, dove il talento è del tutto liberato. E come abbiamo visto a Bergamo il Milan trasmette la sua idea di calcio in tutti i tipi di situazione. Una volta c’erano partite dove era costretto a fare quello che gli altri ti costringevano a fare. L’altra sera ho visto forse per la prima volta una squadra andare a Bergamo ed imporre la propria idea di calcio».
CRESCITA DELLA SQUADRA – «Conosco Pioli da qualche anno, e ho anche il piacere di avere un rapporto stretto con lui. Da tempo gli dico che è sottovalutato: sta facendo capolavori ma la gente se ne accorge. Il giudizio dei tifosi del Milan su Pioli infatti è clamorosamente cambiato, e insieme a loro anche quello dei tifosi delle altre squadre e di molti giornalisti ed opinionisti. Pioli era in panchina nell’ultimo grande campionato della Fiorentina, ed era sulla panchina della Lazio l’unica volta che in questi anni buonissimi della società è arrivata terza. E’ un allenatore che si aggiorna e continua a migliorare, offrendo ai suoi giocatori la condivisione del lavoro per migliorare anche sè stesso. Comunque una squadra che in campo ha 4-5 nazionali U-21 certo che ha margini di miglioramento. Non posso che essere affascinato da una squadra che ha comprato Giroud per avere sempre un certo tipo di centravanti ma che paradossalmente ora che non è a disposizione gioca meglio. E’ una dimostrazione di come un grande collettivo sia riuscito a superare un problema vero e proprio».
TONALI – «Ha fortemente spinto Cellino per la cessione al Milan quando aveva molto mercato, e secondo me una volta arrivato nella squadra dei tuoi sogni è andato in campo e si è creato delle responsabilità anche maggiori rispetto a quelle che aveva. Il rapporto di amore verso i colori gli ha però permesso di farsi perdonare qualche prestazione grigia dai tifosi. E poi lo scorso anno c’era davanti a lui un Kessie formidabile: a volte un organico ha bisogno di infortuni o momenti di calo di alcuni top player, in modo tale da permettere a delle seconde linee di venire fuori. L’anno scorso trovare spazio per un tuttocampista come lui accanto a un dominatore del centrocampo come il Kessie della passata stagione non è stato facile, perché quando mancava Kessie sentivi che mancava Kessie. Poi secondo me è semplicemente cresciuto, togliendosi paura di sbagliare e di essere in una grande squadra e abituandosi ad un compito più continuo di quello che aveva a Brescia dove anche se sbagliava qualche partita veniva esaltato per le cose buone che faceva. Al Milan è il contrario: se giochi bene ma sbagli due passaggi si parla di quello. Il giudizio dello scorso anno si è dimostrato quindi sbagliato, perché Tonali è un talento che quando avrà 23 anni sarà ancora più forte e ancora di più quando ne avrà 25».