Cairo sulla Superlega: «Partite gratis? Impossibile da realizzare»
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Cairo sulla Superlega: «Partite gratis? Impossibile da realizzare, ci vuole rispetto per i tifosi»

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Il presidente del Torino, Urbano Cairo, ha voluto dire la sua sulla Superlega dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Urbano Cairo, presidente del Torino, si è espresso così riguardo la Superlega (abbracciata inizialmente anche dal Milan), dopo la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia europea negli scorsi giorni.

CONTRARIO – «Ho seguito dall’inizio, da due anni e mezzo fa, la vicenda della Superlega e da uomo di calcio e di sport ero e sono totalmente contrario. L’ho sempre reputata e la reputo tuttora una cosa da rifuggire come la peste. È una trovata perniciosa che non dà la minima attenzione a quello che è il merito sportivo. Fotografa una realtà del passato e vuole cristallizzarla nel futuro».

CORTE DI GIUSTIZIA – «La definirei una decisione contraddittoria: da una parte sostiene che non ci devono essere monopoli come quelli dell’Uefa e della Fifa, ma allo stesso tempo concede una possibilità a questa Superlega che è contro la libera concorrenza perché vi partecipano sempre gli stessi. Non capisco come si possono criticare i monopolisti e poi dare luce verde a una competizione che fotografa lo “status quo”, o poco ci manca, perché ci sono solo i “pannicelli” caldi delle due promozioni tra le tre categorie della Superlega. È una cosa da aristocrazia del ‘700, una situazione che ricorda il periodo precedente alla Rivoluzione Francese, quando la nobiltà aveva diritti divini e c’erano gli unti dal Signore, poi tutti gli altri. Da allora però sono passati oltre due secoli. Per fortuna, aggiungo».

RISPETTO PER I TIFOSI – «Esatto. È anche una questione di rispetto per i tifosi, per coloro che pagano il biglietto allo stadio e hanno il piacere di sognare una sorpresa sul campo contro una grande o la crescita della propria squadra, magari con investimenti giusti fatti dalla proprietà. Chi investe e ha idee, deve potersi affermare. Se ciò non fosse possibile, non sarei mai diventato editore di Rcs, un’azienda che prima del mio arrivo era in forte perdita. A maggior ragione questo deve succedere nello sport, la cosa più democratica che ci sia: lì i raccomandati non esistono, contano solo i risultati e vincono i più bravi. Prendete per esempio l’atletica e i 100 metri: uno può anche essere raccomandato ma se li corre in 11 secondi e gli altri in 10, non lo prende in considerazione nessuno. Introducendo situazioni da parrucconi del ‘700 come questa Superlega, si vorrebbe garantire potere a chi rischia di perderlo o di non averlo assicurato per sempre».

PARTITE GRATIS – «Una trovata irrealistica, demagogica e impossibile da realizzare».

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