«Le scelte urbanistiche sono sempre un confronto-scontro tra gli interessi del pubblico e quelli di un privato che investe. Questa può essere l’occasione per riaffermare che in questa città governano i cittadini attraverso i loro rappresentanti. I club possono tranquillamente ristrutturare San Siro, che è un impianto sicuro e a norma. In giro per l’Europa hanno rimesso a nuovo i loro impianti, un settore per volta, continuando a giocarci dentro. Non vedo il problema. La cittadella dello sport e del benessere si può fare anche senza l’operazione immaginata dalle società. Che non pare esattamente un sogno green ma un incubo: il moncherino del vecchio Meazza, un nuovo impianto, un centro commerciale e un paio di grattacieli. Bene avere dei soldi da investire nelle case popolari di San Siro, ma la contropartita non può essere la cementificazione di un intero quartiere. I sondaggi ci dicono che i milanesi vogliono San Siro ristrutturato, non demolito».