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La Stampa contro la Procura: «Inchiesta esiste, problema sono le caparre»

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Calcio e politica sono legati da sempre. La giornata è stata animata dai sospetti sull’utilizzo di denaro riciclato per il passaggio del Milan da Silvio Berlusconi a Li Yonghong

La Gazzetta dello Sport cerca di fare il punto della situazione in merito all’inchiesta avanzata, stando a quanto riportato da La Stampa, dalla Procura di Milano in merito alla vendita del Milan da parte di Berlusconi al consorzio cinese diretto da Yonghong Li. L’articolo, con gli stessi riferimenti a un prezzo di vendita «gonfiato», è stato pubblicato anche da «Il Secolo XIX».

L’ANALISI – Dopo alcune conferme informali sull’esistenza di un fascicolo, però, in tarda mattinata è arrivata la smentita del procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco: «Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’A.C. Milan. Al momento non esiste alcun fascicolo, se esistesse lo avrei assegnato al nuovo dipartimento del dottor De Pasquale e ne sarei quindi informato».

CLOSING E HONG KONG – Il Milan è stato venduto, dopo tormentone sul closing, il 13 aprile 2017. Li Yonghong e Berlusconi si sono accordati per una valutazione da 740 milioni, debiti compresi. La somma decisiva, poco più di 300 milioni, è arrivata da un prestito ottenuto da Elliott, fondo anglo-americano gestito da Paul Singer. In questo momento però si discute sui milioni versati in precedenza, provenienti da Hong Kong. «La Stampa» ha scritto di una inchiesta seguita dal procuratore aggiunto Fabio de Pasquale, il pubblico ministero che ha fatto condannare Berlusconi facendolo decadere da senatore e rendendolo ineleggibile. Greco però ha smentito la presenza di un fascicolo esplorativo, negando le ipotesi di un «modello 44» (il registro delle notizie di reato a carico di persone ignote) e di un «modello 45» (il registro degli atti non costituenti notizia di reato). Greco ha ricordato anche che Niccolò Ghedini, storico avvocato di Silvio Berlusconi, in passato è andato in Procura per illustrare i passaggi della trattativa.

BRACCIO DI FERRO – Proprio Ghedini ha accusato «La Stampa» di avere avuto una «volontà diffamatoria che non può che avere ragioni correlate all’intenzione di interferire nell’imminente competizione elettorale». Marina Berlusconi, molto dura, in un comunicato ha parlato di «fake news»: «La falsificazione di cui si sono resi responsabili due quotidiani controllati dal gruppo De Benedetti lascia indignati ed esterrefatti per la sua gravità». «La Stampa» però in giornata ha confermato che, secondo le sue fonti, un’operazione esiste. Ipotizzando forse che un esposto sulla vicenda possa essere depositato nei prossimi giorni.

LA STAMPA RIMARCA – «Il nostro giornale ribadisce la bontà dell’inchiesta e conferma di aver svolto tutti gli opportuni controlli circa l’esistenza di un’indagine sull’operazione, di cui siamo venuti a conoscenza da due fonti distinte. Le verifiche, nello specifico, si concentreranno sul versamento iniziale da cui è partita la cessione della società rossonera, dalle mani di Silvio Berlusconi a quelle del finanziere cinese Yonghong Li. Soprattutto, quello che appare anomalo da una prima lettura dei documenti, sarebbero le modalità con le quali sono state pagate le prime tre caparre da 300 milioni di euro complessivi, passate attraverso una società creata nel 2016 ad Hong Kong. Su questo punto, i magistrati milanesi potrebbero anche avviare una rogatoria per capire meglio l’origine di questa vera e propria fortuna e fugare, definitivamente ogni dubbio sulla trasparenza dell’acquisto del Milan». Così la stampa in edicola oggi propone un aggiornamento sulla vicenda.

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