2014

Cicchetti (ag.Fifa) a Milannews24: “Milan, più Suso che Cerci e basta con i parametri zero”

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Intervistato da Milannews24, l’agente Fifa Gianfranco Cicchetti ha così parlato delle problematiche del calcio italiano e, più in particolare, delle discutibili gestioni di risorse (economiche e tecniche) compiute dal Milan in questi ultimi anni.

Alessio Cerci, è il momento di rivederlo in Italia?

Cerci è un profilo interessante per diverse squadre nostrane: Napoli e Inter sono alla ricerca di un giocatore con quelle caratteristiche. Anche per il Milan sarebbe l’ideale ma qualora in rossonero arrivasse Suso sarebbe un doppione. Credo che Cerci possa tornare solo ed esclusivamente in prestito e ci sarebbe da chiedersi “quali squadre sarebbero disposte a pagargli 2,5 milioni (stipendio annuo) per una stagione?”.

Ha citato Suso, esterno spagnolo del Liverpool in scadenza di contratto, come lo giudica? 

Suso è un buon giocatore, di prospettiva. Per caratteristiche lo vedrei molto bene nel calcio italiano e potrebbe essere un bel colpo per il Milan. Francamente dubito possa arrivare a gennaio a meno che il Liverpool non faccia un maxi-sconto. Probabilmente arriverà a costo zero nella prossima stagione.

Liverpool, Manchester ma più in generale la Premier ha, ormai da decenni, aperto il proprio mercato all’Asia portando i propri introiti alle stelle. Il percorso intrapreso da Barbara Berlusconi ed il Milan potrà portare agli stessi risultati? 

E’ un inizio. Rilanciare il proprio marchio in Asia è una scelta vincente sotto tutti i punti di vista. Francamente credo che per raggiungere economicamente le superpotenze inglesi e spagnole ci voglia ancora un decennio ma iniziare adesso darà i suoi frutti anche nel breve periodo. Le italiane sono indietro nel marketing e nel merchandising rispetto a tanti club stranieri e devono recuperare terreno”.

Le distanze tra la Serie A e la Premer sono dovute anche ad una cattiva gestione delle risorse compiute dai dirigenti nostrani? 

Sicuramente sì. Basti pensare che, rispetto agli anni novanta e i primi anni duemila, il fatturato medio delle squadre di calcio italiane è rimasto pressoché invariato mentre oppure cresciuto di poco, in Inghilterra e Spagna (e in Gernamia il Bayern Monaco) si è decuplicato. In Italia abbiamo pensato a spendere e spandere subito senza programmare e senza pensare ad investimenti sul lungo periodo. Bisogna capire che il vecchio calcio è finito: ora Milan, Inter, Juve,  Roma, Napoli ecc. devono essere intese come delle aziende in tutto e per tutto e, da tali, devono pensare ed agire.

Crede che al Milan questo trend (“pensare all’oggi e non al domani”) sia cambiato  nel corso di questi ultimi anni? 

Non completamente. Affidarsi ai parametri zero è conveniente da un lato, perché ti fa risparmiare almeno inizialmente,  ma assolutamente non produttivo dall’altro: facciamo l’esempio di Alex e Torres, due trasferimenti arrivati praticamente a costo zero ma che pesano a bilancio oltre sette milioni netti (di stipendio) a stagione per le casse rossonere. Questa spesa, sarebbe potuta invece essere investita per acquistare un grande talento di prospettiva, patrimonializzando meglio l’ingaggio per gli anni futuri invece che per due giocatori affermati ma ormai al termine della carriera, i cui acquisti sono spese a fondo perduto. Dunque, la mentalità purtroppo non è cambiata.

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