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Collina: «Fuorigioco? I centimetri saranno ridotti ulteriormente»
Collina ha parlato di se stesso ma anche del futuro del calcio dal punto di vista arbitrale, in un’intervista al Corriere della sera
Collina ha parlato di se stesso ma anche del futuro del calcio dal punto di vista arbitrale, in un’intervista al Corriere della sera.
GRANDE DIFFERENZA- «C’è una grande differenza tra avere un riconoscimento quando sei in attività (è stato votato per anni come miglior arbitro del mondo, ndr) rispetto a riceverlo ora, quando ho smesso da 15 anni. Oggi è un premio per qualcosa che hai fatto: niente e nessuno te lo può togliere. Lo vivo con soddisfazione, orgoglio e un po’ di nostalgia. Mi fa tornare in mente qualcosa che mi piaceva molto: stare in campo».
IL PREMIO AUMENTA- «Quando sei in attività il premio come migliore è un’ulteriore responsabilità. La gente si aspetta sempre il massimo. Mi è capitato di arbitrare il mercoledì Man UtdReal Madrid di Champions e il sabato dirigere una partita di serie B. Uno, in quella posizione, potrebbe entrare in campo e dire: “Oggi me la prendo comoda”. E invece non puoi farlo. Non è facile ma nemmeno per i grandi giocatori è facile garantire ogni due-tre
giorni prestazioni al top».
LA GARA PIÙ DIFFICILE- «Cos’è difficile? Quello che ha una grande importanza? Allora la finale del Mondiale o della Champions League sono due gare difficili. Importanza significa conseguenze, per le squadre e anche per l’arbitro. Se invece la difficoltà dipende dal contesto ambientale allora paradossalmente la finale del Mondiale è meno difficile di un match di Interregionale: lì a seconda del risultato il rischio era anche fisico. Poi c’è la difficoltà tecnica del match. Arbitrare il Foggia di Zeman era difficile, con il portiere
Mancini che calciava lungo per Signori, Rambaudi e Baiano: i tre partivano come missili e seguire lo sviluppo dell’azione era complicato».
ARBITRO FRAPPART- «Vorrei fosse visto come una cosa normale. Se un arbitro ha le qualità, deve poterle sfruttare a prescindere se sia uomo o donna. Se c’è qualità il resto non deve contare. Mi piacerebbe parlare di arbitri senza dover declinare la parola al maschile o al femminile. Spero che in futuro ci siano altre Frappart e che questo
non costituisca più una stranezza o una notizia».
MODIFICHE AL REGOLAMENTO- «I cambiamenti più importanti sono stati il calcio di rinvio da giocare dentro l’area (molto positivo) e il considerare punibile il fallo di mano, anche se involontario, immediatamente prima di un gol. Segnare grazie alla mano è sembrato non etico e d’altro canto reti segnate con un tocco di mano involontario erano state annullate in passato, come a Neymar nella finale di Champions 2015. Fallo di mano e fuorigioco restano le aree critiche».
UN CONCETTO DIFFICILE- «Qualcuno sostiene che oggi non esiste più l’involontarietà ma non è vero. La vecchia regola diceva: il fallo di mano è un atto volontario. Ma già in passato venivano puniti contatti involontari. Euro 2016, colpo di testa di Chiellini contro il braccio alto di Boateng che salta con gli occhi chiusi: contatto involontario, ma rigore dato correttamente. Stessa cosa con Piqué in Russia-Spagna al Mondiale 2018. La volontarietà era ed è solo una delle fattispecie di punibilità, insieme ad altre non volontarie, ma colpose.
Quante volte un giocatore colpisce volontariamente il pallone all’interno della propria area di rigore? Quasi mai. La stragrande maggioranza sono braccia in posizione non giustificata, dove non c’è la volontarietà, ma una responsabilità colposa».
FA SORRIDERE- «I giocatori non devono muoversi come pinguini. Per contro non possono essere neppure degli alianti, altrimenti tutto è consentito. La valutazione spetta all’arbitro,
la difficoltà è avere omogeneità di giudizio. Devono capire se un movimento è funzionale o meno al gesto compiuto. A volte un braccio a 30 centimetri dal corpo è naturale, altre potrebbe non esserlo. Spetta all’arbitro giudicarlo».
DUBBI SUL FUORIGIOCO- «Se oggi si parla di qualche centimetro in futuro con lo sviluppo della tecnologia si potrà scendere ancora. La Goal Line Technology ha un margine di errore di 6millimetri ed è vissuta positivamente, senza polemiche. Se lo stesso si otterrà per il fuorigioco andrà discusso se questo sia rilevante o no».
ATTESA VAR TROPPO LUNGA- «Viene considerato lungo anche per una scarsa abitudine, in altri sport la pausa è vissuta in maniera normale. L’obiettivo a cui lavoriamo è ridurre i tempi di attesa, ma è difficile abbinare fretta e qualità. Alla fine quello che conta è che la decisione sia giusta».
ANNO FUNESTO- «Diversi nella grandezza. Paolo Rossi era un grande nella sua apparente normalità, in campo e fuori. La grandezza di Kobe era talento unito a un’attenzione maniacale a ogni dettaglio. Maradona era l’opposto, come riuscire a essere grande “nonostante” il resto».
SPERANZA FUTURA- «Abbiamo fatto un 2020 senza competizioni Fifa, ora a febbraio parte il Mondiale per Club in Qatar. Aver selezionato gli ufficiali di gara è un primo passo per riprendere un percorso. Credo che l’augurio migliore sia poter avere un 2021 normale, sarebbe già sufficiente». Perché in fondo’impresa eccezionale è davvero essere normale.