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Conferenza stampa Ibrahimovic: «Fonseca sarà il nuovo allenatore del Milan. Theo, Leao e Maignan restano. Zirkzee? Dico questa cosa»

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Conferenza stampa Ibrahimovic: le parole del dirigente del Milan, che presenta la stagione 2024/25, l’allenatore Fonseca e il calciomercato

Alle 11.40 di giovedì 13 giugno si sono spalancate le porte della stagione 2024/25 del Milan. A presentarla è stato Zlatan Ibrahimovic, che è intervenuto in conferenza stampa davanti ai media per risponderle alle domande inerenti a più tematiche. È stato ufficializzato il nuovo allenatore, Paulo Fonseca, ma si è parlato anche di calciomercato. Milannews24 ha seguito LIVE le parole dello svedese.


NUOVO RUOLO AL MILAN – «Posso iniziare a dire che dopo 6 mesi mi sono diventati già i capelli grigi. Si lavora. Dopo il mio ritiro dal calcio, hai un’altra libertà. Libertà di vita, nel fare le cose, poi ho due figli. Sono stato fuori dalla famiglia per tanto, perché nel calcio c’è questo sacrificio. Ma non in negativo, spendi tanto tempo nel calcio. Quando smetti, la testa è importante che sia attiva. Andavo avanti così, poi mi è arrivata una chiamata da Giorgio Furlani che mi ha detto ‘Vieni a Milanello, fai un saluto’. Da lì vediamo, non sapevo niente. Era tutto in amicizia, per quello che ho fatto, la storia. Da lì siamo andati avanti, ho fatto il primo incontro con Gerry Cardinale. Abbiamo parlato solo io e lui, un meeting di qualche ora. Lui mi chiedeva della vita, di cosa pensassi di fare ora. Mi ha fatto la proposta di tornare al Milan, via operating partner in RedBird. Ho spiegato a Gerry: ‘Se devo entrare al Milan deve essere un progetto vincente’. Io non accetto perdere, devo e voglio vincere. E vincerò. Gerry ha risposto ‘Benvenuto’. Abbiamo la stessa ambizione. Da lì siamo partiti e dopo 6 mesi ho i capelli grigi ma facciamo passo dopo passo. Mi sento forte».

CARDINALE – «Abbiamo parlato tanto prima di iniziare questa avventura. Ho conosciuto la persona e parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente: vuole arrivare, fare a modo suo, con ambizione. Bisogna creare un progetto vincente, non solo per il presente ma anche a lungo termine. Ho detto ‘Gerry sono l’uomo perfetto’. Ma con intelligenza sempre. Siamo partiti da lì ma con ambizione».

IN COSA CONSISTE IL SUO RUOLO – «È semplice. In tanti chiedono, ma sono operating partner di RedBird, lavoro vicino a Cardinale, ma anche al Milan a stretto contatto con Moncada, Furlani. Non sono one-man show perché ognuno è importante, ha le sue responsabilità. Come una squadra».

PROSSIMO STEP DI CRESCITA – «Il prossimo step è rinforzare la squadra per farla diventare ancora più forte ed essere competitivi per gli obiettivi che abbiamo, ossia i trofei. Non solo in Italia ma anche in Europa, perché la storia del Milan è anche in Europa. Dal 2011 al 2023 la storia non era da Milan. Il Milan non vince, fa la storia: è questa la differenza con gli altri. Devi essere questo pensiero, questa mentalità e questi obiettivi. Nessuno ha detto che siamo soddisfatti. Siamo arrivati secondi, in Europa League non abbiamo fatto bene, siamo d’accordo coi tifosi che non siamo soddisfatti. Dopo un campionato si fa una valutazione, ma qua non c’è limite. Vogliamo migliorare ed essere più forti di quello che siamo oggi».

PERCHE’ E’ OTTIMISTA PER IL FUTURO – «Sono molto ottimista e positivo. Abbiamo un gruppo con dirigenti giovani, hanno fame. Vogliono fare la differenza. Abbiamo la nostra strategia, il nostro piano. Non è perché perdi una partita si va in panico. Siamo fiduciosi in ciò che facciamo. Seguiamo la nostra strategia, il futuro è positivo. Poi ognuno fa questo lavoro per il Milan, non per obiettivi personali. Ma non solo a parole, non voglio fare promesse che non voglio mantenere: lo vogliamo dimostrare, si lavora tutti i giorni. Non siamo un podcast o un talk show, quando c’è qualcosa da dire si comunica. Il silenzio è più pericoloso».

NUOVO ALLENATORE – «Voglio dire grazie a Pioli per quello che ha fatto al Milan da parte della società, della proprietà. Quello che ha fatto al Milan rimane. Merita tutti i complimenti che ha avuto e che avrà. Il nuovo allenatore del Milan sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene, abbiamo messo i criteri su cosa cerchiamo, su cosa vogliamo, con tanti pensieri. Porterà la sua identità nei giocatori che abbiamo, per come vogliamo che giochi la squadra. Volevamo portare, dopo 5 anni di Pioli, qualcosa di nuovo ai giocatori. Lo abbiamo studiato, volevamo portare anche qualcosa di nuovo a San Siro. Con questi giocatori che abbiamo, si abbina più possibile. È l’uomo giusto, siamo fiduciosi e ci crediamo tanto».

ZIRKZEE – «Se parliamo di squadra, se guardiamo un anno fa, dove i miei colleghi han fatto un grande lavoro portando 12 giocatori con un grande mercato, la strategia era mettere la base. Questo mercato sarà più di dettagli per migliorare la squadra e il ruolo in campo. Uno di questi è il numero 9, dopo che Olivier è libero. C’è Jovic ma c’è spazio per un altro. È un ruolo che cerchiamo. Zirkzee è un giocatore forte, ha potenzialità, ha fatto una grande stagione. Le voci che girano sono realtà. Non mi piace paragonare i giocatori, lui gioca molto bene. Arriva da scuola Olanda come me. Poi se è un altro Ibra o no non lo so…».

OBIETTIVO SECONDA STELLA – «Con Gerry parliamo la stessa lingua. Non entravo qua se non credevo in questa ambizione e in questo progetto vincente. Per la squadra servono sempre giocatori che fanno concorrenza. C’è una squadra che inizia e poi si valuta a fine stagione. Se tu sei favorito non significa che vincerai. L’obiettivo è vincere, ogni cosa che facciamo è per puntare a fare una squadra molto competitiva per vincere trofei. Siamo qui per fare la storia. Non c’è garanzia come nella vita, ma lavoriamo per arrivare agli obiettivi. Vogliamo fare le cose con intelligenza ed essere smart».

PERCHE’ NON E’ ARRIVATO LOPETEGUI – «Nei giornali c’era tutti i giorni il nome di un allenatore. Moncada ne voleva uno, Ibra un altro, Cardinale un altro, i tifosi un altro e Furlani un altro. Fonseca è la realtà. Ci sono nomi messi sul tavolo, per cui abbiamo discusso. Poi tra Lopetegui e Fonseca era più verso Fonseca».

COSA SI SON DETTI CON FONSECA – «Quando abbiamo deciso di lasciare Pioli, abbiamo subito iniziato a pensare al prossimo anno. Volevamo una bella fine per Pioli, che lo meritava. Abbiamo parlato con Fonseca, altrimenti sarebbe stato strano. Tutti i giorni parliamo, dividiamo le idee e le strategie. Lui ha il suo desiderio nel dialogo con noi, l’idea di come migliorare il collettivo. Abbiamo un progetto di Under 23 anche che sarà molto importante per noi. Vogliamo collegare Under 23 con prima squadra e il ruolo di Fonseca sarà importante perché lui dà importanza e responsabilità ai giovani. Piccoli dettagli che stiamo discutendo. Giocheremo 4 trofei l’anno prossimo, ma non conta solo l’allenatore ma anche la squadra».

COME SI SENTE NEL NUOVO RUOLO – «Non so quanti ex giocatori, quando si sono ritirati, hanno avuto una possibilità come questa. Mi devo abituare che è diverso dall’essere giocatore. Devo essere più cattivo, anche se è un amico, perché devi pensare al bene del Milan. Posso dare la mia esperienza, di dove ho giocato nei top club. Posso portare i pensieri di un ex giocatore. Essere dirigente ed ex calciatore sono due cose diverse: ho tanto da crescere e da dare. Ho buoni colleghi che mi aiutano. Si lavora come un gruppo, con tanta fame e voglia».

CONTE – «Prima si studiava il tipo di allenatore, il tipo di identità nel suo gioco. Poi quando è uscito Fonseca vuoi conoscere la persona, faccia a faccia. Lì abbiamo avuto feeling, ci ha convinto la sua ambizione, la sua voglia di lavorare e fare bene. Al Milan hai un allenatore non un manager. Su Conte non abbiamo discusso, non era quello che cercavamo».

LO SCUDETTO DELL’INTER LO HA FATTO SOFFRIRE – «Non soffro mai, mi carico e mi dà la fame di fare di più. Anche il Milan non guarda altre squadre, un perdente lo fa, il Milan guarda se stesso. Ciò che c’è in giro non tocca, la parola soffrire è per un perdente. Qua parli con un vincente».

NUOVO STADIO MILAN O RIQUALIFICAZIONE SAN SIRO – «Gerry vuole creare e portare qualcosa di nuovo. Questa idea di stadio è geniale, perché i tifosi milanisti meritano uno stadio ‘Wow’. Deve essere uno spettacolo. Gli americani ne sanno di spettacolo. Poi sullo stadio risponderà Furlani che sa più dettagli di me».

RESTANO THEO, MAIGNAN E LEAO – «Sì sì restano. Maignan, Theo e Leao restano, sono tra i più forti nei ruoli in cui giocano. Hanno un contratto con noi, restano e sono felici. Non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro di RedBird abbiamo possibilità di portare giocatori forti e migliorare la squadra. La società ha portato 12 giocatori l’anno scorso, abbiamo messo la base e ora contano i dettagli per migliorare la squadra. Cerchiamo un attaccante, poi il mercato è tutti i giorni. Abbiamo un sistema di scouting tutto il giorno. Poi ci sono 1000 chiamate tutti i giorni dove offrono i giocatori. Poi da questo, per finalizzare un giocatore è un processo che stiamo facendo. Può essere anche il più forte del mondo, ma se non è il nostro profilo non fa per noi».

RAPPORTO COI PROCURATORI – «Ho scelto di non parlare con i procuratori perché ancora sono bianco o nero, Furlani e Moncada hanno il grigio. Arrivo dalla vecchia scuola con Raiola, con Galliani, old school più dritti. Loro hanno più pazienza, io ne ho meno. Poi quando arrivano le trattative, siamo dentro e parliamo. Abbiamo cervelli che fanno il loro lavoro nel modo top. Se arrivi da scuola Mino ci siamo».

PERCHE’ NON HAN PENSATO AD UN ALLENATORE ITALIANO? – «Per quello che cercavamo, il nome di Conte non è uscito. Dipende il materiale che hai. Per noi il miglior match per la nostra squadra era Paulo Fonseca. L’identità che volevamo portare. Era importante per noi prendere un allenatore che va bene la squadra che abbiamo, per migliorare il collettivo. Poi c’è anche il progetto di Under 23, ma il nostro cuore deve essere la prima squadra. Abbiamo sia giocatori italiani sia internazionali: purtroppo nessuno è in Nazionale italiana, Gabbia doveva esserci».

COMMISSIONI AGLI AGENTI – «Quando si parla di trattative ognuno vuole sfruttare la situazione. Ma deve essere ok per noi, non solo per loro. Non è beneficienza, deve andare bene per il club. Spendiamo in modo intelligente, che valore traiamo da questa situazione».

VINCERE LA CHAMPIONS DA DIRIGENTE – «Voglio vincere più possibile. Quando sei al Milan hai possibilità di vincere tutto quello che si gioca. Non è una rivincita perché non l’ho vinta come calciatore, ma voglio fare la differenza. Voglio entrare in una piazza in cui ho possibilità di farlo. Voglio fare la differenza e iniziare da zero. Non c’entra niente calciatore. Ovvio che voglio vincere la Champions, il Milan vuole fare la storia».

RINNOVO THEO E MAIGNAN – «Tutto è possibile. Le richieste loro non le so, forse sai più di me. È sempre una cosa interna, si parla. Ma tutto è possibile. Grazie al lavoro di RedBird c’è possibilità di fare queste cose. Poi dove arriviamo ci sono due parti: se uno mi dice che non vuole stare qua è un problema. Loro due sono molto contenti, hanno fatto la storia e devono continuare a farla».

COME VINCERE IN EUROPA – «Abbiamo messo una strategia, un piano. Quando fai queste cose i piccoli dettagli fanno la differenza. Siamo come una Formula 1  che va veloce su pista. Deve essere controllato e stare sempre là. Arrivare al top è più facile di rimanere al top sempre».

INVESTITORI STRANIERI NEL MILAN – «Non l’ho fatto fino adesso, poi se lo farò… Dipende in che situazione mi mette Gerry. Non si è parlato di investitori. Questo lo passo a Giorgio Furlani per più dettagli. Vivendo quello che rappresenta RedBird, sono sport, entertainment, sono un vincente, non ho paura di sfide».

NON SI FA BENEFICIENZA SU ZIRKZEE – «C’è una lista di attaccanti che studiamo. Un club come il Milan non punta uno, poi devi capire qual è l’opzione migliore. Poi anche se è più forte voglio vederlo faccia a faccia, se è pronto a giocare sotto pressione. Ci sono tanti fattori dentro».

EX GIOCATORI E IL LORO EGO DA DIRIGENTI – «Tanti ex giocatori quando entrano nella società portano questo ego, perché hanno vinto, perché sono stati grandi giocatori e pensano di sapere tutto. Io faccio il contrario, ho tanto da crescere e imparare. Chi ha un ruolo lo fa meglio di me, non mi metto in mezzo all’allenatore ad esempio, o a Furlani. Non entro in diversi ruoli, non penso di fare meglio di altri. Entro un po’ innocente».

PERCHE’ NON HA PARLATO FINO AD ORA – «Per parlare devi avere qualcosa di cui parlare. Non è un podcast o un talk show in cui faccio promesse che non mantengo. Si comunica quando c’è qualcosa da dire e qualcosa di concreto. Parlare davanti alla telecamera non è il mio modo di lavorare. Poi si lavora tutti i giorni. Abbiamo scelto di non entrare nelle comunicazioni dirette, non era il mio show. Nei momenti difficili succedono durante il campionato, l’importante è restare uniti per lavorare sulla stessa strada. Non siamo soddisfatti così come i tifosi».

AMERICANI NEL CALCIO ITALIANO – «Dopo un po’ prendono esperienza gli americani sul nostro calcio, anche nella comunicazione. So come lavorano. Ci sono persone che sanno, che hanno esperienza nel calcio italiano e gestiscono cose nel modo giusto. C’è un mix tra americani e noi italiani».

BUDGET – «Tutti quello di positivo si investe in prima squadra, perché vogliamo migliorarla. Poi c’è l’Under 23, ma il cuore del budget è sulla prima squadra. Quello che facciamo si investe lì. Nel Milan facciamo collaborazione tra Moncada, Furlani e decidiamo cosa è migliore. Poi alla fine prendo io le decisioni e loro mi seguono (ride ndr)».

PERCHE’ FONSECA – «Per noi è un tecnico top altrimenti non era l’allenatore del Milan. Arriva qualcosa di nuovo, con un diverso calcio rispetto a prima. Arriva un calcio dominante, offensivo, con l’equilibrio di difendere che è importante. Sarà un’altra energia, un’altra faccia in panchina, l’altro è pelato e lui ha più capelli. Sempre eleganti tutti e due».

SUOI POST SOCIAL ENIGMATICI – «O lo prendi seriamente o no. Questo social media mi diverto, o mando messaggi. O messaggi indiretti. Devi fare l’ispettore per capire la situazione, ogni tanto anche io gioco».

LEADER SENZA KJAER E GIROUD – «Per questo abbiamo scelto anche Fonseca. La squadra dell’anno prossimo sarà più giovane e lui piace lavorare coi giovani. Quando perdi Giroud, Kjaer, l’età scende. È importante avere un allenatore che porta al massimo i giovani. In prima squadra hai responsabilità di portare i risultati, non conta l’età. Perdiamo due leader, per questo il ruolo di Fonseca è importante».

STEP PER RAGGIUNGERE I LIVELLI DELLE BIG D’EUROPA – «Eravamo in semifinale di Champions due anni fa. Sono momenti. Vogliamo avere stabilità in cui lottare contro i più grandi club d’Europa. Vogliamo iniziare in Italia, dando concorrenza ai giocatori che ci sono oggi per migliorare di più. Sempre con profili che vogliamo avere».

COSA DICE AI TIFOSI – «The future is bright. Siamo anche internazionali qua. Faccio tutto per vincere».

DARE IL NUMERO AI GIORNALISTI – «No, non sono pronto (ride ndr)».

CAMARDA – «Lui era più talentuoso di me all’età che ha. Per noi è importante, è il futuro del Milan. Non ha tutte le responsabilità su di lui ma è ancora giovane. Vogliamo proteggerlo, farlo crescere e farlo diventare quello che può diventare. Ha tante fame, voglia di migliorare. Con lui bisogna fare passo dopo passo. I talenti dell’Academy del Milan danno ragione che dobbiamo rinforzare di più. Un club come il Milan deve avere un settore giovanile forte, che crea profili per arrivare in prima squadra. Oggi succede poco, non abbastanza. Il gap Primavera-prima squadra è ampio, per questo il progetto Under 23 è importante. Vogliamo dare più tempo ai giocatori di diventare adulti. In Primavera toccano troppo velocemente la prima squadra. Camarda non ha iniziato ancora, ora deve farlo».

ADDIO ALLA SVEZIA – «L’adrenalina mi è passata. Quello che ho fatto per la Svezia, quello che la Svezia ha fatto per me. Ho aperto le porte alle nuove generazioni. Quando ho iniziato io, in Svezia non era semplice. Ho fatto la lotta contro tutti, ho vinto. Devo ringraziarli per quello che han fatto. L’addio del Milan è stato uno shock, poi dopo un anno ero abituato a non giocare però ero felice. Io personalmente ricorderò questo giorno per tutta la vita».

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