Antonio Conte, ex commissario tecnico della Nazionale, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport ha analizzato la finale di Euro 2020 che si giocheranno domenica Italia e Inghilterra.
ITALIA – «Nel calcio moderno un allenatore deve insegnare alla sua squadra i tre momenti nelle due fasi di possesso e non possesso palla. E i giocatori, a loro volta, devono capire quando metterli in pratica durante una partita. La fase di possesso prevede tre tipi di costruzione di gioco: partendo dal basso; intermedia; nella metà campo avversaria con la loro squadra schierata con tutti gli effettivi. Quella di non possesso invece prevede: una pressione ultra offensiva; una intermedia; l’occupazione dello spazio nella propria metà campo. La nostra Nazionale ha dimostrato di conoscere tutte queste fasi. Per questo siamo completi. La partita contro la Spagna non ci deve lasciare la sensazione di essere stati fortunati, ma ci deve fortificare perché abbiamo dimostrato di sapere fare più cose di loro. Certo, poi per vincere non bastano le sole conoscenze, molto dipende dalla qualità dei giocatori che ogni squadra ha a disposizione. In passato non eravamo troppo predisposti verso la pressione alta, perché ritenevamo i rischi maggiori dei benefici. Ma oggi siamo molto migliorati anche in questo. L’Italia è un osso duro perché non la trovi quasi mai impreparata, non ti lascia spazi, ti costringe sempre a una soluzione complicata».
MURO DIFENSIVO – «Con tutto il rispetto per tutti gli altri giocatori, oggi il punto di forza dell’Italia è rappresentato dal trio Donnarumma-Bonucci-Chiellini. Loro tre insieme danno sicurezza a tutta la squadra. Considero Donnarumma uno dei tre migliori portieri al mondo: decisivo tra i pali, coraggioso nelle uscite e abile con i piedi. E di Bonucci e Chiellini, cosa dire? Nonostante mille battaglie, sentono ancora l’odore del sangue. Mentalità vincente, esperienza, carattere, forza. Nella gestione dei momenti sono due assoluti top player nel ruolo».
INGHILTERRA – «L’Inghilterra è una squadra forte, con tante frecce al proprio arco. Sugli esterni sono pericolosi, perché a differenza della Spagna che tendeva a far girare palla però tornava indietro, loro ti puntano sempre nell’uno contro uno. Dribbling, tagli e sovrapposizioni: non c’è solo Sterling ma anche Saka, Foden, Sancho, Grealish. E poi ovviamente Harry Kane. Molti ne elogiano la capacità di andarsi a prendere il pallone e giocare con la squadra. Come in occasione dell’imbucata nel gol del pareggio contro la Danimarca. Sì, certo, bravissimo anche in quello, ma è in mezzo all’area che è fortissimo, un cecchino e io da tecnico lo terrei sempre lì, perché sa essere devastante. In mezzo al campo hanno due centrocampisti molto fisici come Rice e Phillips, giocatori di gamba che danno equilibrio, però verticalizzano poco, cercando spesso il passaggio più semplice. Un loro punto debole? Se la difesa viene pressata nella costruzione da dietro sono meno bravi della Spagna a eludere il pressing avversario. Però se vai a prenderli con una pressione ultra offensiva poi, se ne escono, bisogna stare attenti alle loro frecce davanti. E si torna al discorso del saper leggere i momenti durante la partita da parte dei calciatori».
WEMBLEY – «L’Inghilterra aspetta questa partita da una vita. Non hanno mai vinto gli Europei e l’unico trionfo ai Mondiali è datato 1966. L’aiuto di Wembley può essere una spinta enorme ma anche una zavorra, perché i calciatori potrebbero sentire la pressione. Quando sono andati in svantaggio con la Danimarca hanno mostrato un po’ di difficoltà a livello emotivo, così come all’inizio del secondo tempo supplementare per la paura che l’obiettivo a portata di mano potesse svanire. Noi avremo meno tifo sugli spalti, ma più esperienza di loro in campo. Sappiamo cosa significa disputare le finali. E sappiamo anche come si vincono».